Un mese più tardi, quando i cuccioli avevano raggiunto i due mesi d'età, tornai in allevamento e finalmente potei prendere con me quel cane che avevo sognato per quasi vent'anni.
Il viaggio verso casa, accompagnato da mio suocero che guidava, fu l'esperienza più tenera ed emozionante che potessi sognare. Kira era bellissima, non piangeva, non si lamentava, non era spaventata o inquieta. Per la maggior parte del viaggio se n'era rimasta tranquilla sulle mie gambe, e aveva già conquistato il mio cuore.
Ho vissuto con lei dieci anni meravigliosi, una cucciola sempre ubbidiente, tranquilla e affettuosa, che riuscivo ad educare senza fatica.
Fin dai primi giorni iniziai ad insegnarle i comandi base, la portai in posti molto diversi facendola socializzare con animali e persone, cercando di farle sperimentare le esperienze più varie che le avrebbero permesso di essere un cane equilibrato e socievole.
Non potevo pretendere di più e quello che mi donava era più grande di quello che riuscivo a darle.
Le vicende della mia vita presero poi una piega che non immaginavo e quando decisi di separarmi da mia moglie, Kira venne con me.
I labrador sono cani splendidi perchè, otre ad avere un ottimo carattere, si adattano subito ai cambiamenti. Cambiai casa due volte senza avere il minimo problema. La prima casa aveva soltanto un piccolo balcone, ma Kira se ne stava pazientemente in attesa senza sporcare e salutava il mio arrivo con grande gioia. Io cercavo di darle il meglio che potevo, ma trovandomi solo Kira era costretta ad aspettarmi per diverse ore. Nella pausa pranzo correvo da lei e cercavo di portarla fuori più tempo che potevo ma devo ammettere che qualche volta l'ho dovuta trascurare.
Il mio secondo trasloco è avvenuto in una casa che si trova a circa venti chilometri dal posto in cui lavoro. Non era più possibile per me tornare a casa nella pausa del pranzo e Kira doveva stare sul terrazzino coperto della nuova casa aspettando che rientrassi verso le cinque di sera. Appena in casa mi precipitavo da lei e rimanevo fuori per circa un ora, facendola correre e giocare e cercando di recuperare il tempo che non potevo dedicarle nelle ore in cui ero assente. Kira era il cane di sempre, silenziosa e paziente, felice quando mi vedeva, sempre buona con tutti, uomini e bestie. Voleva bene ai gatti, che solo una volta aveva cercato di rincorrere quando aveva pochi mesi. Ricordo di averla sgridata sonoramente e da quel giorno i gatti erano per lei dei teneri amici, che salutava con un verso particolare ogni volta che li vedeva, poichè io le dicevo con tono dolce ogni volta che ne vedevo uno: "guarda Kira, un micetto..." e lei rispondeva con quel dolce mugolìo.
Kira mi ha dato davvero tanto e forse è difficile esprimere le emozioni che un cane riesce a farti provare. Quello che resta arricchisce ognuno di noi, permettendoci di vivere meglio i rapporti con le persone. I cani ci aiutano ad essere equilibrati e pazienti e forse sono la miglior cura quando una persona si sente stressata o poco motivata, quando è triste o bisognosa di affetto.
Con Kira ho frequentato per quasi tre anni un centro di agility dog in provincia di Verona e in quel periodo ho instaurato con lei un legame molto intenso, l'unico che mi poteva permettere di avere una perfetta intesa durante le gare di agility. Avevo raggiunto un così grande legame che non mi serviva usare le parole per farmi capire, mi bastavano semplici gesti con le mani e con il corpo. Per un cane la gestualità è molto importante. Dopo l'olfatto la vista è il senso più sviluppato. L'udito è soltanto al terzo posto, e di questo bisogna sempre tener conto.
Quando Kira aveva sei o sette anni usciva con me senza guinzaglio vista la sua grande ubbidienza nei miei confronti. Mi stava sempre vicino e mi fidavo di lei sapendo che non avrebbe costituito un pericolo per gli altri. Ma la lasciavo libera in posti dove sapevo che i pericoli erano comunque limitati, mai in mezzo ad una strada trafficata o dove c'erano molte persone. Un cane, per fidato e ubbidiente che sia, può sempre sfuggire al proprio controllo e quindi è giusto tenerlo al guinzaglio nella maggior parte delle situazioni.
Sono passati gli anni e nel giugno del 2010, una settimana prima della sua morte, mi sono accorto che non stava bene. Aveva smesso di mangiare e non voleva più giocare. Questi sintomi sono sempre molto allarmanti e bisogna intervenire prontamente facendo vedere il proprio cane da un veterinario.
Quando decisi di farla visitare ebbi la più brutta notizia che mai potessi aspettarmi. Kira aveva un tumore al fegato che non le avrebbe permesso di vivere oltre. Non si era mai lamentata, e io non m'ero accorto di nulla. Il veterinario le fece subito una serie di analisi riscontrando valori epatici talmente alti che il grafico non riusciva a riportarli all'interno della scala. Parlando con il veterinario mi spiegò che i labrador sono cani molto resistenti al dolore e a differenza di altre razze non si lamentano quando insorgono problemi gravi. Soffrono in silenzio senza farsene accorgere. La settimana prima giocava sulle sponde del lago di Caldonazzo assieme a me e dopo pochi giorni dovevo decidere cosa fare della sua vita.
Avevo pensato spesso al momento in cui avrei dovuto decidere cosa fare quando fosse arrivata la sua ora. Non avevo intenzione di farla soffrire, di decidere in maniera egoistica di farla stare con me sapendo che questo avrebbe costituito soltanto una sofferenza per lei. Così quando il veterinario mi disse che non restava più nulla da fare e nel giro di qualche ora sarebbe potuta morire, decisi assieme a lui che avrei fatto bene a pensare di farla sopprimere. Era una scelta dolorosa, specie perchè mi aveva colto di sorpresa, ma era la scelta più giusta per lei.
Non è possibile per me aggiungere altro, poichè il dolore è ancora vivo dentro di me. Ho pianto a lungo quella notte, e non mi vergogno per questo.
Kira mi ha dato moltissimo e spero di essere stato per lei un compagno attento e premuroso, di essere riuscito almeno in parte a restituirle tutto l'amore che lei mi ha donato durante i dieci anni che è vissuta con me.
Oggi, mentre scrivo queste righe, a quasi due anni dalla sua morte, sto pensando di prendere un altro cane, un'altra femmina, e questa volta sarà un alaskan malamute. A darle l'affetto che merita ci sarò io e la mia nuova compagna Cristina. Spero possa essere un'esperienza altrettanto bella e ricca di emozioni come quella vissuta con Kira, che resterà sempre nel mio cuore finchè avrò vita.
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