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Rifugio Maria Luisa

Un delizioso video composto dal carissimo amico Ivan Crosta e da sua moglie Grazia a cui vanno i complimenti ed il mio affettuoso saluto!!!

Val Formazza (VB) - Cascata del Toce - Rifugio Maria Luisa

Nessun commento a questa slideshow riportante le immagini di un paesaggio fantastico vissuto in una giornata in compagnia dei nostri amici a "due e quattro" zampe.

La processionaria: per i cani un pericolo anche mortale.



processionaria
La Processionaria è un bruco; precisamente la larva di una falena (farfalla notturna) appartenente alla specie dei Notodontidi. E’ un animale con caratteristiche uniche, facilmente riconoscibile da chiunque.


Vi sono vari tipi di Processionaria ma quelle più comuni somo la Processionaria del Pino (Thaumetopoea pityocampa) e quella della Quercia (Thaumetopoea processionea). Questo perchè nidificano proprio su questi alberi. Vivono quindi nelle zone dove queste piante sono presenti.
Capita però che nidifichino anche su altre piante.

nido di processionaria
I loro nidi sono facili da riconoscere: sono infatti dei grossi bozzoli bianchi dall’aspetto soffice che possono raggiungere anche i 30-40 cm di diametro.

Una volta pronti, i bruchi bucano il nido e ne escono procedendo in lunghissime processioni (da qui il loro nome) che possono raggiungere anche diversi metri.
Questi bruchi sono molto pelosi e differiscono nei colori: la processionaria del Pino è color nero-azzurro, quella della Quercia grigia e rossa.

La processionaria risulta molto pericolosa in particolare nei confronti di cavalli e cani, i quali, brucando l’erba o annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto.
I sintomi che un cane presenta in questa spiacevole evenienza sono spesso gravi.
processionaria
Il primo sintomo è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca e, in caso di ingestione, dell’esofago e dello stomaco.
Con il passare dei minuti, soprattutto la lingua, a seguito dell’infiammazione acuta, subisce un ingrossamento patologico a volte raggiungendo dimensioni spaventose, tali da soffocare l’animale.
I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.
Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest’ultima può essere anche emorragica.

Come curare un cane

La prima cura da apportare ad uno sfortunato cane colpito da processionaria consiste nell’allontanare la sostanza irritante dal cavo orale: per questo fine bisogna effettuare un abbondante lavaggio della bocca con una soluzione di acqua e bicarbonato.
Questa manovra non è sempre agevole, sia dal momento che il cane sta soffrendo e sia perché può essere per sua natura aggressivo; è dunque consigliabile fare uso di una siringa senz’ago con la quale poter spruzzare ripetute volte la soluzione di lavaggio in bocca.
Dopo questo primo intervento bisognerà fare d’urgenza altre cure appropriate a seconda della gravità del caso, che soltanto il veterinario potrà eseguire.

INTOSSICAZIONE DA PIANTE

I nostri cani, soprattutto se molto giovani, sono animali curiosi, intraprendenti e, a volte, ansiosi di conoscere il mondo che li circonda mediante l’ingestione di tutto ciò che appare nuovo, profumato e interessante: in poche parole appetitoso. Questo atteggiamento, unito al fatto che fisiologicamente spesso tendono a “brucare” per poter usufruire della fibra contenuta nei vegetali, li porta episodicamente a rischiare di ingerire piante intere, foglie, semi, fusti o bulbi che risultano tossici fino a divenire, qualche volta, mortali.
Purtroppo l’abitudine a masticare qualsiasi cosa trovino non è caratteristico solamente dei cuccioli nel periodo della dentizione, indubbiamente più a rischio, ma anche del cane adulto che si annoia o che sente la necessità di “liberarsi” rimettendo o aumentando la rapidità di transito delle feci nell’intestino. Non risulta, inoltre, che i nostri ausiliari abbiano una particolare capacità di distinguere le piante “salutari” da quelle potenzialmente velenose.
Fortunatamente, fatta eccezione per pochi vegetali estremamente tossici (come ad esempio oleandro, ricino, tasso…), in grado di uccidere un cane anche se ingeriti in quantità estremamente limitate, è veramente raro che l’assunzione di una modica quantità di tali vegetali possa determinare quadri clinici estremamente gravi e non risolvibili con quello che risulta l’unico presidio medico attuabile nel corso di queste intossicazioni: la terapia sintomatica. Raramente esistono, infatti, degli antidoti a questi veleni naturali.
-SimoneG&GDeBeauvoire-
Le piante che sono pericolose per i nostri cani appartengono sia a specie comunemente reperibili in campagna, nei parchi e giardini cittadini, ma anche a quelle che comunemente ornano appartamenti e uffici.
Come già evidenziato, per gran parte delle specie vegetali, solamente l’assunzione di una notevole quantità determina intossicazione; per questo gli allarmismi non sono necessari ma, se si presentano i sintomi di seguito indicati, e abbiamo il ragionevole sospetto della loro causa, è sempre utile riferire tutto ciò al veterinario, prima di attuare qualsiasi rimedio casalingo nel tentativo di disintossicare l’animale (farlo rimettere, dare del latte…), dato che talvolta tentativi di cura inappropriati possono aggravare il quadro sintomatologico.
La panoramica qui di seguito offerta …..
è necessariamente incompleta, visto il numero indefinito di vegetali tossici di cui ancora, forse, non conosciamo nemmeno appieno le potenzialità.
N.B. Saranno indicate in rosso le piante caratterizzata da maggiore tossicità

In Memoria Di Active Del Biagio

Un bel video trovato in YouTube. Le immagini si commentano da sole; la musica che le accompagna eccelsa; altro non possiamo dire se non consigliarne la visione.

Perché è preferibile l’uso della pettorina al solito collare

di Daniela Panozzo

Si parla tanto di benessere, di rispetto per l’alterità animale e di “educazione gentile” in relazione al problema dei canili, degli abbandoni, dei campi d’addestramento ecc… spesso senza prendere in considerazione le piccole cose di cui ci avvaliamo quotidianamente per la gestione del nostro cane, come ad esempio il collare e il guinzaglio.
Molto spesso vi sarà capitato di vedere cani con collari di metallo, con le punte, a strozzo o con “pettorine” scapolari e/o con cordini scorrevoli ecc…, per non parlare di guinzagli cortissimi o al contrario estensibili, anche fino ai 10 metri, che spesso finiscono per divenire pericolosi per cane e proprietario nei momenti di maggior necessità; vi siete mai domandati cosa di tutto ciò è nel rispetto dell’animale e dei suoi bisogni psicofisici?
Da alcuni anni attraverso il progetto culturale e di divulgazione dell’approccio cognitivo zooantropologico gli educatori e gli istruttori impegnati nel progetto si adoprano per far conoscere l’importanza dell’utilizzo della pettorina, anzi, di una tipologia specifica di pettorina (vedi disegno e fotografie) che permette al cane di muoversi in completo agio.
Dopo aver conosciuto i risultati della ricerca scientifica riguardante le patologie conseguenti all’utilizzo dei collari a strozzo molte sono state le persone che hanno per fortuna deciso di abbandonare l’utilizzo di questo strumento per passare a collari fissi che non mettessero più il cane nella condizione di essere soffocato, strozzato e per questo spaventato, arrabbiato, confuso e spesso irritato.

Cani "facili" cani "difficili"

Sento  molto spesso parlare di cani "facili" e cani "difficili" da "gestire" da parte di sedicenti esperti cinofili. Il più delle volte la differenza tra gli uni e gli altri viene attribuita al fatto che essi appartengano ad una o ad un altra razza. E' un discorso che mi rende molto, molto nervoso. Primo perchè la  frase "gestire un cane" non mi piace (per inciso gestire significa : amministrare per conto terzi) preferendole "relazionarsi con un cane". Secondo perchè se è vero che alcune razze sono più complicate di altre nella routine quotidiana (spazzolare un Levriero afgano è più complicato che non farlo con un Chihuahua, portare in braccio dal veterinario un San Bernardo comporta difficoòtà maggiori che non farlo con un volpino, la maggioranza delle auto sono più adatte a cani di piccola taglia che non di grossa, i costi di mantenimento sono diversi ecc.ecc.) la difficoltà di relazionarsi con un cane NON è insita nel fatto che egli (non esso!) appartenga a questa o quella razza. Indubbiamente le caratteristiche peculiari di una razza influenzano il comportamento di un cane, il quanto e il come però è tutto da stabilire. Più l'età del cane è maggiore meno il suo comportamento è influenzato dalle caratteristiche di razza, essendo esso più influenzato dal "vissuto" del cane. Come al solito faccio un esempio chiarificatore: prendiamo un qualsiasi retriever (labrador, golden, nova scotia t.d. ecc.ecc.) ovviamente da cucciolo avrà molta più facilità a riportarci una pallina rispetto ad un Cane dei Pirenei o ad un Pastore Bergamasco......questo in linea di massima e prescindendo dall'individualità di tali cani che potrebbe benissimo ribaltare l'assunto.
Se però durante i mesi trascorsi dall'arrivo del cane a casa mia io incremento o diminuisco (con opportune tecniche) la concretizzazione di tale attività da parte del soggetto è evidente che una volta ragggiunta una maggiore età il suo comportamento sarà totalmente diverso e potremmo benissimo trovarci con un Bergamasco che effettua un "riporto" in maniera fantastica o un Golden che una volta raggiunta la pallina la fa a pezzi divertendosi un mondo a masticarla.
SimoneG&GDeBeauvoire
L'esempio che ho fatto è riferito ad comportamento "influenzato" da ciò che il cane ha imparato da ciò che io, volutamente, gli ho insegnato.
Ma ogni essere vivente, e il cane non fa eccezione, impara dalle esperienze.....proprie o altrui, queste ultime trasmessegli attraverso diverse forme di comunicazione.
Ciò che impara.......influenza il suo comportamento, più ha avuto modo di imparare, col tempo, più il suo comportamento sarà influenzato da ciò che ha imparato piuttosto che non da ciò che gli è stato trasmesso attraverso l'informazione genetica.
E' ciò che tecnicamente viene definito con i termini "comportamento appreso" e "comportamento innanto o istintivo" (questo termine "comportamento innato" è comunque errato in quanto esso è un comportamento appreso trasmesso attraverso l'informazione genetica sarebbe quindi più esatto definirlo "comportamento appreso trasmesso geneticamente"). <Photo1>
E' evidente quindi che ciò che influenza la relazione tra noi ed un cane più che la sua appartenenza ad una razza (o ad un miscuglio di esse) è ciò che egli ha vissuto e come, in base alle sue peculiarità, egli abbia reagito alle esperienze effettuate.
Ovviamente noi non possiamo sapere  con assoluta certezza quante e quali esperienze un cane abbia vissuto nè come abbia ad esse reagito nè cosa abbia da esse imparato. Dobbiamo "guardare" e "vedere" il cane così come è nel momento in cui ci relazioniamo con lui e cercare di "porci" nei suoi confronti nella migliore maniera possibile, questo se vogliamo instaurare con lui quella relazione che dovremmo auspicare. Partire dall'assunto: "Questo cane è di questa razza e quindi è così e così!" ha lo stesso senso che dire: "Sei Italiano quindi  mammone" oppure "Se Siciliano per cui ossessivamente geloso".
Se permettiamo ai nostri pregiudizi sulla razza di un cane di condizionare il nostro modo di porci nei suoi confronti.......partiamo col piede sbagliato, anzi.....non partiamo nemmeno. Che ciò accada ad una persona digiuna da conoscenze cinofile (o con una infarinatura avuta da errate informazioni da parte di luoghi comuni e media in genere) si può capire ma che a cadere in tale errore macroscopicamente grossolano sia chi si definisce "esperto" cinofilo o peggio un professionista della didattica credetemi.......mi fa rabbrividire.

GENETICA: CONSANGUINEITÀ ED ACCOPPIAMENTI

A cura del Prof. Luigi Guidobono Cavalchini


(Direttore Istituto di Zootecnica Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Milano, Presidente Club Italiano Pastore Bergamasco,
Giudice Internazionale ENCI)




È noto che gli allevatori cercano di migliorare le caratteristiche dei proprì cani utilizzando come riproduttori i soggetti "migliori" di ogni generazione con accoppiamenti di individui tra loro parenti in modo da ottenere, attraverso un certo numero di generazioni, un "pool" genetico con le caratteristiche desiderate.

Per raggiungere una omogeneità di "tipo", l'allevatore opera con accoppiamenti in consanguineità. Questo metodo di accoppiamento, detto anche inincrocio o inbreeding provoca, a livello genetico, un aumento dell'omozigosi. Con una scelta opportuna degli accoppiamenti, infatti noi possiamo aumentare o diminuire il grado di omozigosi di una popolazione, o viceversa lasciarlo inalterato, come si verifica con gli accoppiamenti casuali.
Si parla di accoppiamento casuale quando la probabilità di accoppiamento tra individui è indipendente dalla loro costituzione genetica e dipende dalla frequenza dei genotipi stessi.
Secondo la legge di Hardy-Weinberg in una popolazione con accoppiamenti casuali, le frequenze alleliche e quelle genotipiche non cambiano.
Le frequenze vengono invece cambiate da quattro cause principali:
1) Mutazioni: cambiamenti spontanei del genoma, ereditabili, che originano nuove capacità genetiche nelle popolazioni. In genere hanno una frequenza molto bassa.
2) Migrazioni: movimento di individui all'interno dì una popolazione più
grande. 3} Selezione naturale: capacità degii individui a sopravvivere e riprodursi
nei loro ambienti.
4) Deriva genetica: cambiamenti casuali delle frequenze alleliche che avvengono in tutte le popolazioni, ma in particolare in quelle piccole.
Fra queste cause quella che assume maggiore importanza e significato nelle variazioni genetiche è la selezione naturale che può essere definita come la riproduzione differenziale di varianti genetiche alternative. La selezione naturale sta alla base dei processi di adattamento in quanto alcuni individui, portatori di determinate varianti, hanno una maggiore capacità di sopravvivenza e di riprodursi rispetto ai portatori di altre varianti. Questo valore selettivo o valore adattativo, chiamato anche "fitness relativa", è la probabilità di un genotipo di riprodursi, cioè una misura della sua efficienza riproduttiva.
La selezione naturale, pertanto agisce sulla sopravvivenza (resistenza alle malattie, risposte immunìtarie, ecc.) e la fertilità (accoppiamento, riproduzione, ecc.). '

Parassiti intestinali

La presenza di parassiti intestinali è un’evenienza molto comune nel cane e per questo non sempre il problema deve essere valutato con preoccupazione. Gli animali domestici possono infatti contrarre molto facilmente i parassiti intestinali e le conseguenze sono più o meno serie a seconda del loro numero e delle condizioni di salute dell’animale infestato.
Vediamo la loro classificazione, la loro attività e come possiamo tenerli lontani.

In linea generale i parassiti intestinali dei nostri amici si dividono in protozoi, nematodi (più comunemente, vermi tondi) e cestodi (conosciuti invece come vermi piatti).

I protozoi sono organismi unicellulari, formati cioè da una sola cellula e pertanto microscopici. Fanno parte di questa categoria i coccidi, la gardia e il toxoplasma gondii.

I coccidi causano un’infestazione nota con il nome di Coccidiosi; è una parassitosi molto contagiosa che si trasmette dagli animali malati a quelli sani soprattutto in quelle zone in cui il clima e caldo – umido.

Il toxoplasma gondii è un protozoo che ha un ciclo più complesso di cui fanno parte una fase extra-intestinale, riguardante tutti gli animali, e una fase intestinale che riguarda solo il gatto; infatti, pur infestando sia il cane che il gatto, può avere una localizzazione intestinale solo nella specie felina. Se il micio è portatore del parassita espelle nell’ambiente le uova da cui si svilupperanno i parassiti (oocisti) che diventeranno un rischio per gli altri animali.

La giardia, come i coccidi, colpisce sia il cane che l’uomo.

Le infestazioni più frequenti ed importanti sono provocate dai vermi tondi, quali: ascaridi, ancilostomi, tricocefali e gli ossiuri.

Gli ascaridi sono vermi lunghi e sottili che vivono a livello intestinale in notevole quantità; nella maggior parte dei casi i cuccioli nascono già infestati dal parassita, in quanto dalla madre (dove presenti sotto forma di cisti, si risvegliano in seguito ai mutamenti indotti dalla gravidanza) vengono trasmessi ai feti attraverso la placenta.

La pettorina per cani: pro e contro

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La pettorina per cani è un accessorio largamente utilizzato da chi possiede un amico a quattro zampe: ve ne sono diversi modelli in commercio, diversificati a seconda del materiale utilizzato (pelle, nylon) e della conformazione. L’uso delle pettorina ha, secondo alcuni esperti, sia i suoi pro ma anche dei contro: analizzeremo insieme entrambi. Le pettorine così dette scapolari sono sconsigliate in quanto possono creare danni fisici al nostro cane: infatti questo modello tende ad avvicinare le scapole del cane nel momento in cui questo tira trovandosi al guinzaglio, provocandogli a lungo andare dolore e danni fisici.

Sono preferibili invece le così dette pettorine ad H o altrimenti dette modello Feltmann, grazie alle quali la pressione del tiraggio del cane viene scaricata nello sterno grazie alla fettuccia del sottopancia: in pratica la pettorina ad H sposta il baricentro del cane in basso e non tira il collo. In questo modo il cane pur tirando non si ferisce e non subisce danni di alcun tipo. In ogni caso per utilizzare in modo corretto la pettorina, occorre seguire alcune importanti e semplici regole.
In primo luogo occorre che la pettorina sia adattata al fisico del cane, deve essereregolata in grandezza (non alle pettorine troppo strette che non lasciano libertà all’animale e lo costringono), in particolare prestate attenzione al cerchio per il collo ed a quello per il torace. Lasciate circa lo spessore di un dito sia da una parte che dall’altra. Sopra dovrebbe essere posizionato il gancio per il guinzaglio: meglio se ve ne sono due, in modo che il cane sia maggiormente bilanciato.
Concludendo possiamo affermare che la pettorina evita gli effetti negativi procurati da un collare tradizionale: si evitano danni alla salute del cane, soprattutto i danni fisici al collo ed alla colonna vertebrale, causati molto spesso dal continuo strozzare e strattonare il collo. In più il cane non è portato ad alzarsi sulle zampe posteriori dunque non crea paure o fastidi se posto a contatto con altri cani o persone. Buona passeggiata!

Perché il cane del Nord cammina sui suoi passi

Dal 1° gennaio 2009, con l’entrata in vigore del Nuovo regolamento delle Esposizioni , armonizzandosi con quanto previsto dalla FCI , l’ENCI ha inserito che : “E’ stata disposta l’apertura della classe lavoro per le razze Samoiedo, Siberian Husky, Groenlandese ed Alaskan Malamute ed il CACIB potrà essere rilasciato anche ai soggetti in tale classe. I soggetti potranno accedere alla classe lavoro, a seguito del superamento di una appropriata prova. Il titolo di Campione internazionale di bellezza può essere ottenuto unicamente con 4 CACIB”. Tale regolamento si applica a tutti i Paesi membri a condizione che il kennel club nazionale del Paese nel quale il cane è iscritto al Libro genealogico, abbia rilasciato un regolare certificato FCI per accedere alla classe lavoro. Tali razze non possono ambire al titolo di Campione Internazionale di Lavoro. La regola è entrata in vigore dal 1° gennaio 2006. Le procedure per la proclamazione a Campione Italiano di bellezza rimangono invariate in quanto trattasi di razze non sono sottoposte a prova di lavoro”. E’ evidente che il nostro Paese non prevede un regolare certificato FCI per accedere alla classe lavoro, non essendo codeste razze rientranti fra quelle che ne richiedono l’ effettuazione , ma in virtù di questa normativa è necessario cominciare a valutare le caratteristiche morfo-funzionali di ciascuna delle razze suindicate al fine di valutare al meglio il tipo di lavoro a cui le stesse sono state destinate da chi le ha selezionate, questo al fine di armonizzarsi con i Paesi FCI che già prevedono la prova di lavoro (es. Francia e Germania), in questi Paesi è ormai da anni necessario effettuare prove di lavoro per il conseguimento del titolo di Campione Nazionale. Non mi soffermerò sulle caratteristiche della testa che comunque hanno la propria funzione al lavoro ( es. occhi in posizione obliqua e a mandorla al fine di evitare che il ghiaccio entri negli occhi durante il traino) , ma vorrei soffermarmi soprattutto sulla costruzione e cercare di analizzare quale potrebbe essere una prova di lavoro atta a stabilire se un determinato soggetto può o non può ambire all’ottenimento di un certificato di lavoro, precisando che queste rimangono considerazioni personali supportate da valutazioni morfologiche. Il Samoiedo, il cui nome deriva dalla tribù del Nord della Russia che utilizzava questi cani per la conduzione delle renne e per trainare le slitte è un cane il cui standard descrive una costruzione leggermente rettangolare, appena fuori dal quadrato, questo consente al soggetto una trasmissione dell’impulso al movimento efficace, il suo posteriore deve essere solido al fine di spostare il carico al traino e soprattutto, e questo vale per tutti i cani da slitta, la muscolatura deve essere tonica ed elastica, da qui è ben evidente che un cane deve dimostrare di poter sostenere un lavoro estenuante senza sforzo apparente. Il Siberian Husky è invece il maratoneta dei cani da slitta, il suo standard dice che deve trainare carichi leggeri per lunghe distanze a velocità moderata. Per questa razza la costruzione prevede una lunghezza del tronco maggiore di circa 1/10 dell’altezza al garrese e questo conferisce ad un Siberian Husky la possibilità di bilanciare le forze del movimento in modo che lo stesso venga effettuato senza “spreco”. Quindi cosa va valutato in Siberian Husky, qual è la prova che può essere più congeniale? Sicuramente uno degli elementi che deve necessariamente avere un Siberian è la resistenza, deve essere in grado di trainare per “lunghe distanze” apparentemente senza sforzo. In natura c’è un solo animale che è in grado di percorrere lunghe distanze con un dispendio di energia minima: “il lupo”, ad esso dobbiamo quindi necessariamente rifarci per capire qual è la costruzione ideale che consente una maggiore resistenza. Il Groenlandese il cui nome deriva dal paese d’origine, è un cane dal corpo robusto e muscoloso, gli arti anteriori sono diritti e forti, quelli posteriori leggermente inclinati. Per queste tre razze potrebbe sicuramente essere applicata una prova che consenta la valutazione della resistenza e della attitudine dei soggetti al traino, questo potrebbe essere effettuato inserendo il cane, previo allenamento, in una muta di almeno 4 soggetti e far eseguire un percorso medio-lungo, questo consentirebbe di valutare la resistenza del soggetto e se la sua costruzione è in grado di essere efficace al fine del traino. Infatti l’unica andatura che consentirebbe ad un soggetto il lavoro previsto dallo standard è il trotto accelerato, è evidente che i cani nei primi km tenderanno per euforia e voglia di correre ad utilizzare il Galoppo, questa andatura non è di resistenza ma di velocità, questo non consentirebbe una valutazione appropriata al lavoro per cui sono stati selezionati, in seguito, dopo l’euforia i soggetti tenderanno a tenere un’andatura atta a porre in atto il risparmio di energia ed è qui che entra in campo la valutazione per la prova di lavoro, si potrebbe analizzare la velocità, i km percorsi ed il dislivello del terreno, in modo da ponderare il punteggio tenendo conto anche dello sforzo effettuato, d’altronde, consentitemi il paragone forse un po’ estremo, il Giro d’Italia non lo vince il velocista, lo vince chi impiega meno tempo nelle salite, nelle pianure e nelle discese . Discorso a parte va invece fatto per l’Alaskan Malamute il cui standard prevede il traino di carichi pesanti la sua costruzione è infatti più possente, una mole tale da consentire un traino di carichi di peso maggiore; negli Stati Uniti per gli Alaskan Malamute vengono effettuate delle prove con pesi, ritengo questa prova un pochino riduttiva per la razza, l’Alaskan Malamute è un cane di potenza la cui destinazione è quella di un cane per il traino dei carichi pesanti, pertanto il lavoro a cui lo stesso è destinato è diverso rispetto a quello delle razze precedenti, il Malamute deve dare immediatamente la sensazione di un cane di sostanza capace di: “ancorarsi al terreno” per vincere l’attrito del traino da spostare, questo è evidente quando, guardando un buon Alaskan Malamute nel movimento la sua spinta del posteriore che da l’impulso al movimento dona all’animale un’andatura solida, forte ma allo stesso tempo elegante. Caratteristica che accomuna le andature di tutte queste razze è il cosiddetto: “single track”, l’animale nel trotto porta gli arti sotto di sé in modo che l’orma dell’anteriore sia coperta da quella del posteriore.
-INC luglio/agosto 2009- L’andatura di Samoiedo, Husky e Groenlandese (...)… diffidate da un cane slitta che si muove con il collo portato alto… esso nasconde spesso un avambraccio corto che non consente l’estensione dell’arto per far presa sul terreno, al trotto il collo deve essere portato in linea con la dorsale, così come la coda deve formare una linea di continuazione della stessa. Concludendo, non so se arriveremo mai ad una vera e propria prova di lavoro, ma a coloro che se ne devono occupare chiedo coscienza e rispetto per quello che queste razze rappresentano, spero che tutti cerchino, senza personalismi, di valorizzarle per quello che è il lavoro per cui sono state selezionate, senza trasformarle in sprinter o bambolotti da pettinare su un tavolo da toelettatura.
Maria Grazia Miglietta

Il test di Campbell per la scelta del cucciolo

Sebbene ogni razza canina presenti determinate predisposizioni e tratti caratteriali, dobbiamo ricordarci che il carattere del cane adulto è prima di tutto condizionato dall’ambiente in cui crescerà e dall’educazione che gli verrà impartita. Tuttavia, al momento di scegliere un cucciolo è possibile farsi aiutare da alcuni test che ci potranno dare indicazioni importanti sul temperamento e che, pur non dandoci una certezza scientifica, potranno essere un aiuto supplementare.
-SimoneG&GDeBeauvoire-
Tra questi, i test di Campbell, un famoso psicologo statunitense studioso del comportamento animale, che possono essere effettuati su cuccioli tra i 6 e le 8 settimane, in modo che l’ambiente in cui vive non abbia ancora modificato il suo carattere di base. I test vanno effettuati in un ambiente tranquillo e isolato in modo che il cucciolo non sia distratto dal desiderio di giocare.
La verifica si svolge con 5 esercizi: il test di attrazione sociale, di inseguimento, di costrizione, di dominazione sociale e di dominanza per sollevamento. Il risultato dei test permetterà di classificare i 5 tipi di temperamento del cane, da dominante e ribelle, quindi non adatto come animale di compagnia, a docile ed obbediente o timoroso ed ansioso.
Molto importante, infine, è l’osservazione dell’interazione con gli altri cuccioli per capire anche il grado di socialità che avranno da adulti, all’interno della specie.

William E. Campbell, famoso psicologo statunitense studioso del comportamento animale, dopo avere osservato migliaia di casi di convivenza fra uomini e cani, mise a punto un sistema che si è dimostrato molto valido per la previsione del futuro carattere del cucciolo.
L’età migliore per effettuare questi rilevamenti va quindi dalle sei alle otto settimane di vita, in un periodo, quindi, nel quale il cucciolo non è del tutto socializzato. Conosce, cioè, già gli uomini, ma non a fondo e non ne ha subìto ancora i condizionamenti.
I test costituiscono ormai una pietra miliare della psicologia canina, essendo risultati molto validi nella selezione caratteriale in allevamento perchè consentono di stabilire con certezza se le linee di sangue, sono risultate ben bilanciate sul piano psichico.
La pratica ha dimostrato, infatti , che le varie combinazioni dei giudizi dati dall’esperto sul cucciolo consentono di prevedere la sua capacità a intrattenere rapporti non occasionali con l’uomo, la sua risposta alla costrizione nonché alla dominanza sociale e fisica.
1 - Attrazione sociale
Per valutare il grado di attrazione sociale, il cucciolo dovrà essere posto al centro di un recinto, mentre la persona incaricata del test si allontanerà in direzione dell’ingresso, per poi piegarsi sulle ginocchia battendo le mani. Le sue risposte possono essere di diverso tipo.
Atteggiamento
Carattere
Il cucciolo accorre, con la coda alta, salta addosso alla persona e mordicchia le mani
Molto dominante
Il cucciolo accorre, con la coda alta, salta addosso alla persona e gratta le mani con le zampe
Dominante
Il cucciolo risponde con immediatezza ma con la coda bassa
Sottomesso
Il cucciolo va per i fatti suoi
Inibito
2 - Attitudine a seguire
Per scoprire se il cucciolo ha un’attitudine naturale a seguire l’uomo, bisogna allontanarsi con passo normale, partendo dal suo fianco. Le sue risposte possono essere di diverso tipo.
Atteggiamento
Carattere
Il cucciolo segue con prontezza a coda alta, tentando di morsicare i piedi
Molto dominante
Il cucciolo segue con prontezza a coda alta
Dominante
Il cucciolo segue a coda bassa
Sottomesso
Il cucciolo esita e ha la coda bassa
Molto sottomesso
Non si cura per niente della persona che si allontana
Inibito
3 - Risposta alla costrizione
Come reagisce ? per verificarlo l’esaminatore si abbasserà sulle gambe, dovrà rovesciare con delicatezza il cucciolo sulla schiena e con una mano sullo sterno dovrà tenerlo in questa posizione. Le sue risposte possono essere di diverso tipo.
Atteggiamento
Carattere
Il cucciolo si ribella con violenza, si divincola e morde le mani
Molto dominante
Il cucciolo si ribella con violenza e si divincola
Dominante
Il cucciolo si ribella per calmarsi subito dopo
Sottomesso
Il cucciolo non si ribella e lecca le mani della persona
Molto sottomesso
4 - Dominanza sociale
Per misurare l’accettazione della dominanza sociale, bisogna chinarsi sul cucciolo e accarezzarlo con dolcezza, a partire dalla testa verso la groppa e la coda, per la durata di trenta secondi. Le sue risposte possono essere di diverso tipo.
Atteggiamento
Carattere
Il cucciolo salta addosso, gratta con le zampe, morde e ringhia
Molto dominante
Il cucciolo salta addosso e gratta con le zampe
Dominante
Il cucciolo volge la testa all’indietro per leccare le mani che lo accarezzano
Sottomesso
Il cucciolo si sottrae alle carezze allontanandosi e rimanendo lontano
Inibito
5 - Dominanza mediante sollevamento
La prova più impegnativa è quella che consente di valutare l’accettazione della dominanza sociale mediante sollevamento. La persona si china sul cucciolo ed intreccia le proprie mani con le palme rivolte verso il ventre. Lo solleva, quindi, dal suolo di circa 20cm. e lo mantiene in questa posizione per circa trenta secondi. . Le sue risposte possono essere di diverso tipo.
Atteggiamento
Carattere
Il cucciolo nell’impossibilità di controllare i propri movimenti, si ribella con violenza ringhiando e morsicando
Molto dominante
Il cucciolo nell’impossibilità di controllare i propri movimenti, si ribella
Dominante
Il cucciolo nell’impossibilità di controllare i propri movimenti, si ribella ma poi si calma e lecca le mani
Sottomesso
Il cucciolo non si ribella affatto e lecca le mani
Molto sottomesso
Nel giudizio complessivo l’esaminatore, per poter dire se il cucciolo potrà inserirsi bene nella società umana, deve accertare se le varie reazioni si armonizzano bene fra loro:
• un cucciolo, che sia risultato due volte "Molto Dominante" e per tre "Dominante", sarà un cane pronto a reagire con aggressività a stimoli esterni di qualsiasi tipo
• un cucciolo che dovesse risultare più volte "Dominante", vorrà sempre primeggiare e potrà essere corretto con opportune tecniche di addestramento
• un cucciolo che dovesse risultare tre o più volte "Sottomesso", avrà una buona capacità di adattamento in qualsiasi ambiente
• un cucciolo che dovesse risultare due o più "Molto Sottomesso", avrà bisogno di molta comprensione e dolcezza
• le previsioni sono nere per il cucciolo che fosse risultato due o tre volte "Inibito" perchè, per riuscire a condurre una vita normale in una casa e in mezzo agli uomini, senza preoccupazioni e ansietà, dovrebbe trascorrere la sua giornata fra punizioni e premi per restare alla fine del tutto condizionato

SimoneG&GDeBeauvoire

SimoneG&GDeBeauvoire nasce il 10.06.2009 presso l'allevamento amatoriale G&G di Giuseppe Masotina e Giovanna Pagliari in San Zenone al Lambro (MI). Figlia del Biss.Ch. Kevin Costner ed Indira Gandi giunge presso casa Battuello il successivo 22 agosto a soli 72 giorni dalla nascita . 

La giardia

Che cos'è la Giardia?

La giardia è un protozoo flagellato, un parassita che vive nell'acqua. È cosmopolita: ha infatti come ospiti sia l'uomo che 40 diverse specie animali. La giardia che causa problemi di salute nell'uomo viene definita Giardia intestinalis o lamblia o duodenalis. Si tratta di una zoonosi che si trasmette per via oro-fecale: una volta entrata nell'organismo, la giardia provoca diarrea e disidratazione. 

Il ciclo vitale della Giardia

giardiaIl parassita viene espulso nell'ambiente con le feci, in una forma resistente, che gli permette di sopravvivere alle avversità del terreno per parecchio tempo. Questa forma viene definita cistica, per la forma sferica e per le pareti spesse che la caratterizzano. È difficile da debellare in quanto riesce a resistere a trattamenti di disinfezione, come per esempio il cloro, che distrugge soltanto i batteri coliformi. Una volta ingerita, la ciste resiste agli acidi gastrici e, una volta arrivata nell'intestino tenue, diventa trofozoita, assumendo così la caratteristica struttura a goccia che consente al parassita di replicarsi. La forma a goccia della giardia ha 2 o 4 nuclei e altrettanti flagelli (come sottili capelli che, ruotando in modo elicoidale, fanno muovere il parassita). A questo punto il parassita si aggancia alla mucosa dell'intestino e comincia a replicarsi, scatenando la malattia: diarrea e disidratazione sono i sintomi più comuni. Alcuni trofozoiti fuoriescono con le feci, ma muoiono rapidamente. Altri trofozoiti si tramutano in cisti man mano che attraversano il tubo digerente e vengono eliminati con le feci. Da questo momento il processo riparte.

La patologia

L'infezione avviene già con una ridotta dose di cisti ingerite. Secondo l'Oms, con sole 10 cisti ingerite si ha una possibilità di infezione del 100%. Ma all'infezione non sempre corrisponde una sintomatologia clinica. Il manifestarsi dei sintomi dipende infatti da molti fattori: l'età, la situazione immunitaria, lo stato di nutrizione del soggetto. I pazienti asintomatici variano dal 36% all'86%. Il meccanismo con il quale il protozoo causa la diarrea è multifattoriale:

- danneggia le cellule epiteliali con abbassamento dei villi intestinali 
- inibisce l'assorbimento di nutrienti, che restano nell'intestino provocando fermentazioni 
- favorisce la moltiplicazione batterica nel tratto intestinale 
- inibisce l'azione degli enzimi digestivi prodotti dalla mucosa dell’intestino.

Dopo un periodo di incubazione che va da 12 a 19 giorni, le cisti cominciano a fuoriuscire con le feci. I sintomi appaiono da 1 a 75 giorni dall'ingestione delle cisti. E sono prevalentemente: dolori addominali, diarrea grassa e giallastra, perdita di peso, disidratazione. Più raramente possono comparire anche febbre e vomito. Si può avere una forma sintomatica acuta o cronica. I sintomi possono durare anche 2-4 settimane. Una parte delle persone infettate guarisce, ma in un 30-50% dei casi la patologia cronicizza. In questi soggetti il parassita si replica a fasi intermittenti con diarrea ricorrente.

La diagnosi di questa malattia

La malattia può essere diagnosticata con un esame delle feci, meglio se ripetuto. Questo perché nelle forme croniche il parassita ha dei periodi di replicazione alternati con periodi di stasi. Nelle feci sono presenti soprattutto le forme cistiche, con 2 o 4 nuclei. Le forme trofozoitiche possono essere rilevate solo su materiale molto contaminato e fresco. In questo caso i trofozoiti sono mobili, con 2 o 4 flagelli. La forma è "a goccia" e a volte è visibile il disco adesivo con il quale il parassita si lega al tessuto intestinale.

Come si può prevenire

Il parassita si trova soprattutto nella porzione superficiale delle acque, più facilmente contaminabili, mentre le acque dei fondali sono spesso più salubri. Bisogna quindi evitare il rimescolamento di acque del fondale con quelle di superficie. Inoltre non bisogna bonificare le acque solo con disinfettanti, che non riescono a distruggere del tutto la giardia. Più funzionali sono le opere di microfiltrazione. Per evitare la malattia bisogna evitare comportamenti a rischio come fare il bagno in acque inquinate, bere da fontane dove l'acqua non è potabile o mangiare cibo lavato con acqua non potabile.
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