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Risposte di stress nel cane e loro valutazione


Il concetto di stress fu introdotto, in medicina, dal canadese Hans Selye per identificare il risultato di una situazione conflittuale tra uno stimolo esterno (fattore stressante o stressor) e la risposta dell’organismo. Questo dispone di meccanismi che gli consentono di proteggersi dai fattori stressanti, i quali possono essere fisici (per esempio, caldo o freddo eccessivi), oppure emotivi, come nel caso di un pericolo imminente.
La risposta dell’organismo a tali stimoli esterni viene definita “adattamento”: un complesso meccanismo che interessa differenti sistemi (nervoso, endocrino e immunitario) e assume forme differenti a seconda della natura del fattore stressante e dell’individuo. Gli animali e l’uomo devono adattarsi all’ambiente esterno per mezzo di risposte comportamentali, neuroendocrine, del sistema nervoso autonomo e metaboliche per mantenere l’omeostasi (Bohus et al., 1987). I meccanismi di omeostasi tendono a contrapporsi a qualsiasi deviazione che derivi da stimolazioni esterne (Verga e Carenzi, 1981). Quando l’equilibrio è minacciato da fattori esterni, l’animale reagisce con una risposta comportamentale e fisiologica, presenta cioè un’insieme di risposte di adattamento la cui funzione è di eliminare o minimizzare la fonte di pericolo (Bouissou, 1988). Quando gli stimoli ambientali “raggiungono singolarmente livelli troppo elevati o si combinano tra loro”, l’organismo può non riuscire a mantenere il proprio equilibrio, poiché si creano “delle sindromi da disadattamento che possono alterare le situazioni omeostatiche” (Verga e Carenzi, 1981). Lo stress è uno stato dell’apparato adattativo dell’animale, risultante dalle situazioni presenti nell’ambiente (Fraser, 1974), una risposta generale, biologica e funzionale agli stimoli sull’organismo (Selye, 1936). Gli animali si trovano ogni giorno di fronte a situazioni nuove o che minacciano la loro omeostasi, ma solo alcune rappresentano un reale pericolo. E’ il sistema nervoso centrale che valuta se uno stimolo, o un gruppo di stimoli, rappresentino una reale minaccia per l’organismo. Dunque, quello che per un individuo può essere stressante, per un altro può non esserlo. Ciò che differenzia l’uno dall’altro è proprio la percezione individuale dello stressor (Moberg, 1985). Cosa influisce su questa percezione? Le variazioni individuali, legate soprattutto all’età (Palazzolo e Quadri, 1987), al sesso (Garnier et al., 1990) ed alla razza del cane (Corson, 1971). Le esperienze precedenti giuocano un ruolo importante nel differenziare il modo di regire di un individuo rispetto ad un altro (Dantzer et al., 1983).

Dominanza e gerarchia

La dominanza si potrebbe spiegare, in senso etologico, in una riga: “capacità di un individuo di imporsi gerarchicamente sugli altri membri del branco“. Detto questo, però, non abbiamo detto praticamente niente. Chi si impone su chi? Perché si impone, ma soprattutto COME?
a) I cani sono indubbiamente gerarchici.
Le gerarchie entrano in ballo quando mangiano, quando giocano, quando si accoppiano. In realtà le risse (che scoppiano sempre e solo per motivi gerarchici) sono solitamente TUTTA SCENA, esattamente come accade tra i lupi: lotte ritualizzate con tantissima scenografia e a volte spargimenti di pelo, ma praticamente mai di sangue.
Ma anche di queste risse, in realtà, ne scoppia una ogni morte di papa: mentre le “sfide” gerarchiche, se non sono proprio all’ordine del giorno, sono almeno “all’ordine della settimana”. Però bisogna stare molto attenti, per coglierle. Per esempio bisogna notare che il cucciolone X, che fino al giorno prima ha voltato la testa e abbassato sguardo, orecchie e coda quando ora viene avvicinato dall’adulto Y, improvvisamente non distoglie più lo sguardo e tiene code e orecchie dritte. Il cucciolone X prova così a far sapere all’adulto che ormai si sente abbastanza “grande” da non voler più essere considerato un subalterno.
L’adulto Y, a quel punto, può accettare con la massima tranquillità la comunicazione “sono cresciuto, non sono più un bambinetto che si sottomette appena ti vede”; oppure può rispondere irrigidendosi, fissando il cucciolone dritto negli occhi e magari sollevando il labbro superiore.

LA STERILIZZAZIONE


Sarà compito del medico veterinario, valutando caso per caso, consigliare il proprietario del cane riguardo i vantaggi, gli svantaggi, e il miglior momento per una sterilizzazione della cagna. Circola tuttora l’erronea convinzione che sia assolutamente necessario far partorire il proprio cane almeno una volta prima di sterilizzarlo. Benché questo possa essere valido per la volontà di far vivere al cane l’esperienza di un parto e la crescita dei cuccioli o può avere ragioni di allevamento amatoriale, tuttavia ciò non ha fondamento scientifico per quanto riguarda la salute del nostro cane. E’ vero invece, che tanto più precocemente si sterilizza la propria cagna, tanto minore sarà il rischio di insorgenza di tumori mammari in età adulta, malattia purtroppo tristemente conosciuta tra i proprietari di cani. Esistono dati scientifici chiari e il medico veterinario dovrà consigliare il proprietario in modo esaustivo e comprensibile riguardo tutti gli aspetti, compresi quelli comportamentali e psicologici relativi ad un intervento di sterilizzazione. E’ estremamente importante offrire al proprietario del cane gli elementi necessari per una scelta informata e consapevole.
[sterilizzazione[3].jpg]La sterilizzazione del cane è uno degli interventi eseguiti con maggiore frequenza negli ambulatori veterinari. La 
richiesta di sterilizzazione o castrazione viene generalmente avanzata dal proprietario del cane per ragioni di miglior convivenza o per la prevenzione di possibili malattie tra cui ricordiamo il tumore mammario. Negli Stati 
Uniti la ragione più frequentemente citata per una sterilizzazione è la prevenzione di gravidanze non desiderate; 
nell’ambito della gestione del randagismo, la sterilizzazione del cane, viene promossa anche in Italia con grande enfasi. 
Bisogna asportare sia ovaie che utero? 
L’indicazione nata dalla scuola inglese e americana di dover asportare tutto l’apparato riproduttivo – ovaie ed 

utero compreso- per rimuovere così ogni problema futuro, purtroppo ancora persiste ciononostante le possibili problematiche conseguenti e la mancanza di una vera necessità di procedere a questa asportazione totale. Secondo gli ultimi studi scientifici condotti da ricercatori olandesi e tedeschi invece, l’ovariectomia (asportazione chirurgica delle sole ovaie) viene ritenuto l’intervento di prima scelta nel caso di sterilizzazione della cagna sana ed in assenza di patologie uterine o di altre indicazioni specifiche. Pertanto non risulta necessario rimuovere anche l’utero oltre alle ovaie. Un intervento di ovariectomia risulta inoltre meno invasivo, più sicuro (minor rischio di emorragie), più breve e con minori possibili conseguenze (granuloma o infezione del peduncolo uterino residuo) dal punto di vista medico. In ogni caso la sterilizzazione risulta completa ed irreversibile  anche asportando le sole ovaie.

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Ecco un'interessantissimo video-documentario che potrebbe non avere attinenza alcuna con i nostri amatissimi Alaskan Malamute ma che ad ogni modo sono sicuro susciterà spunti di riflessione in ciascuno di noi amanti della natura. Buona Visione!

Here is the link where you can watch the video documentary translated into other languages!

N.B.: Non dimenticate di disattivare il player musicale nella barra a destra!

Comportamenti negativi e punizioni!

Quante volte rimproveriamo verbalmente il nostro cane per un comportamento sgradito, senza pensare che, in questo modo, non stiamo facendo altro che rinforzare il comportamento esibito, perché stiamo comunicando al cane che con quel comportamento è riuscito ad ottenere la nostra attenzione. Per me, é stata una bellissima scoperta e anche, per certi versi, un concetto sconvolgente e “rivoluzionario”, imparare che un comportamento che viene ignorato e che non viene più rinforzato, col tempo va in estinzione.
Spesso quando pensiamo di educare o addestrare un cane, è perché già abbiamo in mente tutta una serie di comportamenti a noi sgraditi che vorremmo “correggere” e perché, molto probabilmente, abbiamo già tentato di risolvere il problema sgridando o punendo il cane ad ogni occasione in cui si è verificato il comportamento indesiderato, ma senza riuscire ad ottenere i risultati sperati. Il problema potrebbe derivare dal fatto che non ci è chiaro cosi significhi davvero “punizione” né come applicarla.
Fenix Bright Northern Star's at 8th months
La PUNIZIONE è un evento esterno che tende ad estinguere e sradicare un comportamento indesiderato; deve fermare il comportamento in corso e diminuire le probabilità che questo si ripeta. Deve avvenire pertanto all’inizio della produzione del comportamento indesiderato. Per essere efficace la punizione deve avere 3 caratteristiche ben precise: Deve essere tempestiva. La punizione deve raggiungere il cane nel momento stesso in cui lo stesso esibisce l’azione indesiderata. Un attimo in anticipo o in ritardo vanifica l’effetto dell’ intervento. E’ necessario quindi essere molto attenti e precisi nel cogliere l’attimo i cui il cane esprime il comportamento indesiderato. Deve essere traumatica.
Questo non significa che la punizione debba necessariamente provocare dolore ma che deve sorprendere negativamente il cane; esso dovrà rimanere “di stucco”, sfavorevolmente impressionato! Ricordiamoci inoltre che per alcuni cani sarà opportuno che l’aspetto traumatico sia molto basso: l’intensità dell’evento traumatico dipende infatti dalla tempra del cane, cioè dalla sua capacità di sopportare stimoli negativi o avversi. Infine, la punizione deve essere priva di legame con il proprietario.
Il cane non dovrà in nessun caso associare la punizione subita, al suo proprietario; in caso contrario il cane potrebbe imparare a non esprimere più il comportamento indesiderato in presenza del proprietario, ma continuare ad esprimerlo in sua assenza; inoltre la connessione “punizione-padrone” potrebbe compromettere il rapporto relazionale basato sulla fiducia reciproca.

Il forasacco.


forasacco-5 La sua struttura ne favorisce il movimento solo in una direzione, assicurandone sempre e comunque l’avanzamento.
I forasacchi rappresentano un pericolo per tutti i cani; possono infilarsi praticamente ovunque: zampe, orecchie, naso, gola e a volte anche occhi. Se si attaccano al pelo, hanno la capacità, spinti dal movimento dell’animale, di avanzare e di conficcarsi nella pelle, dove danno luogo a profondi tragitti fistolosi arrivando a perforare addirittura le strutture scheletriche.
Provate ad immaginare di far passare un ombrello chiuso attraverso un piccolo tunnel e di aprirlo, quando è fuoriuscito dall’estremità opposta: non si può più recuperare dalla parte dalla quale è entrato.
Non sempre ci si accorge del problema, in particolare nei cani a pelo lungo, dove i forasacchi riescono a “camuffarsi” e indisturbati a proseguire nel loro inesorabile percorso.
Se riescono a penetrare la cute, generalmente producono un’infezione purulenta, sotto forma di una tumefazione calda e dolente (ascesso) che ad un certo punto si ulcera, lasciando fuoriuscire del pus denso e maleodorante. E’ importante recarsi dal veterinario al minimo sospetto di penetrazione. Le modalità di intervento del medico dipenderanno dal punto in cui “il killer” è alloggiato e, purtroppo, non sono mai semplici.
La prevenzione è ovviamente ciò che tutela maggiormente i nostri amici a quattro zampe: non precludiamogli delle passeggiate serene ma teniamoli d’occhio per poter intervenire nel caso in cui un forasacco sia ancora in superficie e quando rientriamo ispezioniamo zampe, orecchie e mantello.

forasacco-4E’ un componente della spiga di specie vegetale diffuso ovunque, non solo nei campi ma anche nei nostri giardini, nei parchi e anche sui marciapiedi dove cresce sovente alla base dei muri. Di colore giallo paglierino, con le ariste più scure che vanno dal marrone al nero, ve ne sono di diverse dimensioni ( da 1 a 3 cm. ): la forma ricorda quella di un arpione o di una lancia, con una robusta punta acuminata e con delle “ali” provviste di piccoli uncini che la fanno attaccare saldamente al pelo di animali.
Se penetra nelle orecchie il cane manifesterà evidente fastidio camminando con la testa abbassata e ruotata e, soprattutto, scuotendola e grattandosi nel tentativo (sempre vano) di togliere il corpo estraneo.
In tal caso è importante rivolgersi al più presto ad un veterinario in quanto le probabilità che il forasacco avanzando perfori il timpano crescono col passare del tempo.
Se penetra nel naso i sintomi sono rappresentati da violente crisi di starnuti (da 10 a 15 di seguito) sino alla fuoriuscita, spesso, di sangue (rinorragia).

It's in our nature

...un eccezionale video da youtube!! Buona visione!

Non dimenticate di disattivare il player musicale nella barra a destra!

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