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CANIS FAMILIARIS



di Cesare Bonasegale

La conversione dal meticcio al cane di razza come obbiettivo primario della cinofilia. La conoscenza delle caratteristiche comportamentali come premessa per la diffusione del cane puro.


È un argomento che ho già trattato, non ricordo dove e quando: del resto – si sa – ad una certa età la memoria lascia a desiderare. Scusate quindi se torno sull’argomento, ma in certi casi “repetita iuvant”. Se cercate su di un dizionario la voce “cane”, trovate che il nome della specie è “canis familiaris”, discendente del lupo e/o dello sciacallo; ma la sua descrizione è quanto mai generica perché spazia dal Bassotto all’Alano, dallo Yorkshire al Wolfhound, per comprendere le oltre 400 razze oggi esistenti: tutte egualmente facenti parte della specie “canis familiaris”. Ed il comune trovatello, l’adorabile bastardino nella sua infinita variabilità che rappresenta più dell’80% della popolazione canina italiana …è lui pure “canis familiaris”?
Ovviamente si, con l’unica differenza che mentre la molteplicità delle razze è il frutto dell’opera di selezione praticata dall’uomo, la variabilità dei bastardini è causata dall’incuria di chi ha consentito accoppiamenti incontrollati fra meticci e fra cani di razze diverse. Quindi – contrariamente a quanto alcuni vorrebbero farci credere – il meticcio non è “il figlio della natura”, ma solo l’annullamento della selezione praticata dall’uomo nei millenni. Nel processo di diversificazione all’interno della specie che ha creato le razze, è stata la funzione a determinare la relativa morfologia (e non viceversa) perché la selezione ha fissato il cane capace di guidare le greggi, quello che ci aiuta nella caccia ed altri che fanno da guardiano della comune dimora; e l’aspetto delle razze create per le singole funzioni è la coerente conseguenza: il cane selezionato per entrare nella tana della volpe deve essere necessariamente a gambe corte o comunque piccolo di statura; il cane destinato alla guardia è utile che assomigli al lupo per intimorire gli estranei (umani o animali); quello che invece deve stare in grembo alla sua padrona è opportuno non sia ingombrante… e così via.
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Non così invece per il meticcio, i cui comportamenti ed aspetto sono imprevedibili in quanto frutto di accoppiamenti accoppiamenti casuali. Ovviamente l’impredicibilità del meticcio non va intesa come motivo di rifiuto di una povera bestia che non ha colpa se il padrone della sua mamma non l’ha accudita opportunamente e l’ha lasciata accoppiare con un cane qualunque; allo stesso modo però non si deve tacciare di “razzismo” i cinofili che preferiscono cani con caratteristiche comportamentali e morfologiche rispondenti a specifiche esigenze. In vita mia ho avuto diversi meticci perché, di fronte alla prospettiva di veder una povera bestia vagare senza casa o finire in uno squallido canile municipale, ho preferito aggiungere una ciotola ed una cuccia a fianco di quelle dei miei cani di razza. E loro mi hanno ripagato con tanto amore, dedizione e quell’intelligenza che mi sono adoperato a sviluppare con ogni mezzo, proprio per plasmare il loro impredicibile carattere naturale: il risultato è stato quello di ottenere bastardini “sapienti”, capaci di ogni sorta di gioco e di esercizi di abilità che li hanno resi ancor più accattivanti dei miei cani di razza (che si conquistano la reputazione sul terreno di caccia). Mentre vi scrivo ho due derivati Labrador accovacciati ai miei piedi, figli di una tipica Retriever che il suo deplorevole padrone ha lasciato sistematicamente incustodita e che ha sfornato numerosi cuccioli da un padre ignoto, fra i quali una femminuccia che ho evitato di far finire nel canile municipale. Nove mesi dopo un suo fratello della successiva cucciolata dalla stessa madre – figlio di un altro padre occasionale – è anche lui finito a casa mia dove entrambi si dimostrano adotrabili compagni ai quali ho insegnato finanche ad esprimere vocalmente i loro stati d’animo.

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Una moderna concezione del rapporto uomo/cane implica la necessità di porre limiti all’incuria che causa la proliferazione dei meticci (facendo sterilizzare le femmine meticcie), per dedicare invece l’opportuno impegno a far nascere cani con caratteristiche comportamentali ed estetiche rispondenti a specifiche aspettative. Parallelamente a ciò, la cinofilia deve assumersi il compito di diffondere presso il grande pubblico la conoscenza delle peculiarità di ciascuna razza, così da evitare malintesi e delusioni eventualmente indotti da un fuorviante aspetto esteriore: un Jack Russel Terrier – malgrado la mole ridotta e l’espressione gioiosa – è pur sempre un cane selezionato per catturare i grandi topi che un tempo si aggiravano nelle scuderie e non è necessariamente l’ideale come compagno di giochi di un bimbetto di pochi anni; altrettanto dicasi di un Bassotto che anche nella vita in famiglia mantiene la grinta necessaria ad affrontare nella tana una volpe tre o quattro volte più grande di lui!; chi sceglie un Beagle non deve stupirsi se nel corso di una passeggiata all’aria aperta se ne va su di una traccia di lepre, assentandosi per ore, sordo agli angosciati richiami del suo padrone. A questo proposito ho più volte suggerito all’Ente Cinofilo nazionale di attuare un sistema informativo inverso rispetto all’ attuale, che descrive le 400 razze esistenti e che quindi implica da parte del potenziale acquirente di un cucciolo l’assunzione di una mole di informazioni, tanto ampia da non poter essere debitamente assimilata. Molto più funzionale sarebbe rovesciare il percorso e creare un sito Canis Familiaris consultabile via Internet in cui vengono inserite le caratteristiche estetiche, caratteriali e comportamentali richieste da chi vuole un cane, per quindi fornire l’elenco delle razze che corrispondono ai richiesti requisiti. Ma come al solito l’ENCI è rimasto sordo a suggerimenti innovativi. Alla base di queste considerazioni ci deve comunque essere la consapevolezza che nel cane di razza le prerogative caratteriali sono prevedibili, laddove nessuno può predire come si comporterà un cucciolo meticcio una volta cresciuto: ho sempre vivo il ricordo di una bestiolina che mia moglie trovò abbandonata in una scatola sul piazzale di un supermercato con ancora il cordone ombelicale attaccato al ventre; fu alimentato col biberon e cresciuto amorevolmente in casa mia con tutte le cure per attuare un corretto imprinting. Ciò malgrado si rivelò una creatura del tutto inaffidabile, sempre pronta ad azzannare uomini e cani senza motivo alcuno. E son sorprese sempre possibili in un
meticcio il cui patrimonio genetico è sconosciuto!.

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