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INTERVISTA A ROBERT ZOLLER di Tracy Young

INTERVISTA A ROBERT ZOLLER
di Tracy Young 

Robert Zoller - "chi è quest'uomo"? 
Io penso che tutti hanno sentito parlare della linea Husky-Pak. Bene, adesso vedremo chi era Robert Zoller. Quest'uomo adesso (ai tempi dell'intervista) ha 83 anni e ha dato un contributo notevole alla storia dell'Alaskan Malamute, una storia che riguarda i fatti accaduti alla nostra razza. Molti anni fa, Dick Tobey persuase Bob Zoller a scrivere un articolo per la newsletter dell'A.M.C.A. per descrive i primi anni dello sviluppo di questa razza. Lui acconsentì, alcune vicende che fanno parte della storia della razza non sembrano essere precisamente come noi siamo stati condotti a credere. Io ho il piacere di essere un'amica di Sam Maranto, un membro dell'A.M.C.A. fin dal 1952 e che possedette Ch. Cochise Of Husky-Pak che finì il campionato nel 1955. Cochise era figlio di Ch. Toro of Bras Coupe e Ch. Arctic Storm of Husky-Pak. Dopo aver letto la storia, chiamai Sam per interrogarlo riguardo all'articolo. Lui affermò che nell'articolo c'erano molti dei fatti realmente accaduti. Secondo me, a Robert Zoller non fu dato il credito che avrebbe meritato. Quindi sedetevi, rilassatevi e godetevi "l'altro lato della storia".
I Parte - La Storia di Robert Zoller
Da molto tempo ormai non svolgo più attività nel mondo dell'Alaskan Malamute. Ma mi tengo sempre in contatto con alcune persone e Dick Tobey è una di queste. Un paio di anni fa gli dissi di un articolo che avevo scritto per il giornale del Kennel Club Neo Zelandese, sui molti problemi che incontrammo per stabilire la nostra razza tra il 1940 ed il 1950 - "gli anni critici". Dick pensò che questa storia doveva essere pubblicata sul giornale dell'A.M.C.A. Più parlavamo di questo, più mi trovavo d’accordo con lui sul fatto che gli eventi di quegli anni dopo la seconda Guerra Mondiale dovevano essere raccontati dettagliatamente, prima che tutte le persone coinvolte in quei fatti morissero e la vera storia andasse perduta per sempre.
Io avevo tentato di fare questo nel mio articolo per il Kennel Club Neo Zelandese. Ma essendo una storia lunga non poteva essere raccontata per limiti di spazio, era un giornale riguardante tutte le razze e nessun giornale non specializzato si sognerebbe di pubblicare una lunga storia vecchia di 30 anni di una singola razza americana. Quindi ignorai molti dettagli e cercai soltanto di toccare i punti salienti, senza spiegare quello che accadde realmente e perché.
I Kotzebue, gli M'Loot ed i cani della "Terza Linea"
Negli anni '20 e '30 alcune persone qui in America furono interessate ai cani da slitta e scoprirono il Malamute. Così portarono dall'Alaska un numero di cani che credettero fossero Malamute. Ma nessuno sapeva cosa fossero realmente. Non esisteva nessun IKC (Indian Kennel Club) o EKC (Eskimo Kennel Club) e chiaramente nessuno di questi cani era registrato e per molti di questi cani anche gli antenati più vicini erano ignoti. In tutti i casi, era una questione d'opinione.

Salto in avanti? 

A questo punto una parentesi; ricorderai che il Presidente Nixon spesso diceva, "ora mi permetta di chiarire bene una cosa". Adesso io ho bisogno di fare questo, perché capisco bene che quello che sto dicendo suona come un elogio per Husky-Pak. Ti assicuro che non è il mio scopo. Il mio precedente racconto delle varie statistiche è essenziale per provare oltre ogni dubbio che fondamentali miglioramenti della razza Alaskan Malamute avevano avuto luogo in quel periodo. Potresti chiamarlo un "salto in avanti".
Sono convinto che le statistiche provano questo punto di vista perché sono schiaccianti. Questo è il punto numero uno.
Il punto numero due, ugualmente importante, è che a causa di questo ovvio avanzamento, ci furono azioni immediate volte a screditare tutti i cani coinvolti; distruggere totalmente questo notevole progresso e far tornare la nostra razza alla situazione un po’ spiacevole in cui era soltanto alcuni anni prima.
Descriverò questi eventi in modo abbastanza dettagliato, ma prima farò delle osservazioni su alcuni cani importanti di quei tempi.
Ad eccezione di Moosecat M'Loot, il padre della nostra Mikya, posseduto da Cecil Allen di Fayetteville, Tenn. e che penso non fu mai mostrato, il miglior M'Loot puro di quei giorni fu Ch. Mulpus Brook's Master Otter, posseduto e ampiamente messo in mostra da Jean Lane (un tempo Massaglia e più tardi Briar). Questo cane fu il primo a piazzarsi al raggruppamento ed aiutò a pubblicizzare la nostra razza. Ma fu sconfitto da Toro e ripetutamente da Ch. Spawn's Alaska. Alaska fu un grande vincitore: due volte migliore di razza a Westminster, fino a quando Geronimo e Takoma (Apache Chief ed Arctic Storm) non arrivarono e dominarono nella razza. Geronimo fu il primo "Cane dell'Anno" dell'AMCA. Fu un cane tremendamente popolare, così potente, regale, impressionante e tuttavia gentile e socievole. Io sospetto che abbia fatto molto più di qualsiasi altro cane per richiamare l'attenzione sulla razza Alaskan Malamute ai tempi in cui quando eravamo relativamente ignoti.
Master Otter generò un notevole vincitore, posseduto da Bill e Lois Dawson, Ch. Mulpus Brook's The Bear. Bear fu migliore di razza alla National Specialty del 1954 e il primo vincitore di un raggruppamento (BOG). Ricevette i geni tipici della “terza linea” da sua madre e fu un Malamute migliore di suo padre.
Il miglior Kotzebue che avevo mai visto fu, chiaramente, Toro. Ed io sospetto che sua figlia Kelerak sia stata la migliore femmina Kotzebue; questa opinione è suffragata dai risultati delle esposizioni. Fui molto fortunato a scoprire questi due cani ed apprezzare le loro virtù e durante il corso degli anni, ho apprezzato profondamente la generosità e il senso sportivo di Earl e Natalie Norris, che furono disposti a dividerli con noi.
Tutto sommato, Kotzebue ed M'Loot diedero un importante contributo per la nostra razza e la "terza linea" e l'incrocio delle tre linee realizzato da noi pionieri negli anni '50 aggiunse qualità significative e finì per migliorare la nostra razza per innumerevoli generazioni a venire.
Janet Edmonds, una signora inglese che ricercò "le origini del Malamute di oggi" e pubblicò le sue scoperte nel 1979, racconta una storia molto simile a quella che sto raccontando adesso io, anche se meno dettagliatamente. Non colse un punto importante, il ruolo dei cani della "terza linea", ma io la perdono perché scrisse:
"Trovai interessante che quando i tipi furono assennatamente ibridati, il risultato fu di Malamute maggiormente vicini al tipo originale prima della corsa all'oro. I classici esempi furono i cani Husky-Pak negli anni '50".
Storia di Robert Zoller
II parte - La storia continua...

Eva B. Seeley, un avversario formidabile 

Il programma d'allevamento descritto fu uno sviluppo significativo, ma ce ne furono altri in quegli anni critici: prima le lunghe battaglie per correggere (o chiarire) lo standard, poi la battaglia per il controllo del Club. Questi grandi conflitti accaddero più o meno nello stesso periodo, con Eva Seeley che fu il maggiore sostenitore dello Status Quo ed il sottoscritto che guidava le nuove reclute che credevano che lo Status Quo fosse intollerabile e dovesse essere cambiato.
Per me, lo Status Quo significava il dominio totale della razza e del Club da parte della sig.ra Seeley e, finché continuava, la nostra razza sarebbe rimasta paralizzata e non sarebbe andata da nessuna parte.
Nei miei contatti iniziali con la sig.ra Seeley e altri proprietari del New England, l'idea di una guerra aperta non sfiorò mai la mia mente. Ero sicuro che la collaborazione e la negoziazione avrebbero potuto risolvere i problemi e far progredire la razza ed il Club. Avevo torto. Alla sig.ra Seeley piacevano le cose come stavano ed intendeva mantenerle così, e basta.
Fu davvero un avversario formidabile. Alta meno di cinque piedi e forse 90 libbre - il suo soprannome era "Short" - lottava però come una tigre quando era contrariata. Sfortunatamente, sembrava che io l'avessi contrariata fin dall’inizio e ripetutamente. Tutto ciò che riguardava i Malamute presto diventò una questione di Seeley contro Zoller.
Davvero non volevo combattere con lei. Pensavo che lei fosse una specie di leggenda per la nostra razza ed io ero l’ultimo sbarbatello arrivato. Ma avevo una cosa a mio favore: avevo imparato fin da piccolo che non bisogna credere a tutto ciò che leggiamo o che ci viene detto. Essere scettici, scoprire le cose da soli è un valore. Già nella mia vita avevo incontrato molte "celebrità" e non ero mai stato troppo entusiasmato da nessuna di loro. Avevo imparato che siamo tutti umani, con i nostri pregi e difetti. Nessuno è perfetto; è solo che alcuni sono più fortunati di altri. E' giusto dare credito ed onorare chi merita di essere onorato. Ma “il culto degli eroi” non è cosa per me, né mai lo sarà.
Quindi fui un po' scettico fin dall'inizio e sono sicuro che Eva Seeley lo percepì. Diversamente da molti altri neofiti della nostra razza, io non diventai un suo "discepolo" e non credetti a tutto quello che diceva, semplicemente perché lo diceva lei, specialmente quando scoprii che quello che diceva non sempre aveva molto senso.
Tuttavia, sapevo che Seeley era una pioniera ed era stata fianco a fianco di persone come Arthur Walden, Leonhard Seppala, Scotty Allen e l'Ammiraglio Byrd. Aveva l'allevamento Chinook ed era conosciuta bene dalla maggior parte dei cultori dello sleddog ed apparentemente da alcune persone dell'American Kennel Club. Quindi inizialmente ero disposto a darle il beneficio del dubbio. Più che parlare, diedi molto ascolto. Ma finii con non credere molto a ciò che mi raccontavano.
Provai fastidio quando i pezzi del puzzle cominciarono a comporsi. Lei aveva un virtuale monopolio sulle registrazioni AKC dell'Alaskan Malamute e non aveva intenzione di perderlo. Secondo il “libro dei misteri” di Seeley, non c'erano più di trenta Malamute registrati nel 1947! Lei era proprietaria di un buon numero di quei trenta ed il resto era posseduto da amici intimi oppure era stato venduto con accordi scritti che nessuna cucciolata poteva essere fatta senza la sua approvazione e inoltre solamente con un maschio scelto da lei!
Poter comprare una cagna o un cane e non poterlo accoppiare era una novità per me. Ma bisogna ammettere che è un bel modo di proteggere un monopolio.
Tutto questo non fu troppo sorprendente in vista di due scoperte successive. Quando l'AKC riaprì le registrazioni per la nostra razza (basandosi sugli stessi requisiti che erano stati usati per i cani Chinook, con in più una prova di qualità richiesta ad ogni candidato che doveva essere esposto fino al raggiungimento dei 10 punti validi per il campionato) Eva Seeley dichiarò immediatamente che i Malamute non derivanti dai suoi Kotzebue erano semplicemente "Cani Eschimesi, non Malamute!"
Fu un vero colpo per i nuovi proprietari di quel tempo. Accadeva che costoro si avvicinassero alla leggendaria Short Seeley ad un’esposizione di cani, oppure affrontassero il viaggio fino a casa sua nel cuore del New Hampshire per avere un parere sul loro nuovo cucciolo di Malamute e si sentissero dire che il loro orgoglio e gioia non era un Alaskan Malamute e probabilmente neppure un cucciolo di razza pura!
Io ho visto persone distrutte da questa esperienza. Ma col tempo la voce cominciò a circolare. Dato che la cosa era successa quasi a tutti prima o poi - anche a chi stava ottenendo con i suoi cani i migliori di razza alle esposizioni (o si piazzava ai raggruppamenti con giudici autorizzati dell'AKC) - cominciammo tutti a considerarla come un brutto scherzo. Non contavi nulla nella nostra razza finché Eva Seeley non avesse etichettato i tuoi cani come "Eschimesi". Il problema era solo che "Seeley è Seeley"..
Toro ripudiato
Malgrado tutto, fui davvero sorpreso quando ripudiò Toro Of Bras Coupé, probabilmente il miglior Kotzebue di tutti i tempi. Il marito di Eva, Milton Seeley, era morto e sembra che a metà o verso la fine degli anni ‘40 lei si sia ammalata piuttosto seriamente. Incapace di gestire da sola i cani, vendette il suo canile ad un uomo chiamato Dick Moulton, che viveva lì vicino. Dick produsse due cucciolate dagli stessi genitori e vendette entrambe le cucciolate in Canada ad un centro di villeggiatura invernale chiamato Bras Coupé. Dopo un paio di anni il centro decise di rivendere i cani. I cani furono proposti a me e ad altre persone appassionate di Malamute – pare che io sia stato uno dei primi. Toro era uno di questi cani ed immediatamente mi colpì; mi sarebbe piaciuto molto averlo. Ma noi avevamo appena iniziato, già avevamo quattro cani e nei nostri piani questo doveva restare soltanto un piccolo hobby. Toro mi tentò realmente, ma Laura disse no.
Così Earl e Natalie Norris comprarono Toro e alcuni degli altri cani. Quando Toro iniziò a partecipale alle esposizioni e a vincere, io chiesi alla sig.ra Seeley come mai se l’era lasciato scappare. Le si rizzarono letteralmente i capelli. "Quelle due cucciolate sono state un errore", mi disse. "Quei due cani non avrebbero mai dovuto accoppiarsi! La prossima settimana andrò all'AKC e farò revocare tutte quelle registrazioni!"
Non furono revocate. Ma non perché non ci provò. So che ci provò perché dopo, alla causa "Seeley vs. Zoller", io citai le sue azioni contro Toro e gli altri cani della cucciolata per evidenziare cosa era disposta a fare per screditare ogni Malamute che non fosse sotto il suo controllo o di sua proprietà. Per due volte al processo usai questo argomento come prova (sia nei pro-memoria della mia difesa che in persona) e mai fu negato da Eva Seeley o dal suo avvocato.
Che fosse disposta a ripudiare Toro era sorprendente, ma a mio parere era ancora più sorprendente che potesse credere davvero che l'AKC avrebbe revocato le registrazioni solo perché era lei a dirlo. Ma di nuovo, era un altro esempio di quel "Seeley è Seeley".
Più tardi, chiaramente, pretese pieno credito per Toro. Quando usai Toro come stallone per Takoma, i Norris mi dissero di inviarlo, dopo la monta, alla sig.ra Seeley che voleva usarlo anche lei per una monta con una sua cagna (sorpresa, sorpresa). Un poco più tardi, mentre Toro era ancora all'allevamento Chinook, partecipai all'atteso meeting annuale e Mostra Speciale di Framingham, MA. Dato che non avevo portato nessun cane mio, la sig.ra Seeley mi chiese di presentare Toro alla Mostra Speciale. Toro fu presentato in classe libera maschi e Seeley morì dalla voglia che Toro vincesse su Ch. Mulpus Brook's Master Otter, M'Loot di proprietà di Jean Lane. Bene, Toro vinse ed io penso che per circa dieci minuti di quel giorno di giugno nel lontano 1952 Seeley abbia davvero avuto simpatia per me!
Non durò molto. Un anno più tardi, all'assemblea annuale del 1953 in Winchester, MA., il presidente dell'AMCA, Paul Pelletier mi salutò con un attacco verbale così violento da stordirmi, e Bill e Lois Dawson che erano vicini non potevano credere a ciò che stavano sentendo. Dopo tutti questi anni, non ricordo cosa disse lui o cosa risposi io. So però che lui ed io non avevamo praticamente mai avuto contatti prima. Non sapeva nulla di me per esperienza personale, così evidentemente qualcuno aveva tentato una vera e propria stroncatura nei miei confronti tra i membri del New England. Non mi era difficile intuire chi fosse.
Alaskan Malamute Club Of America
Fino al 1952 il Club era molto piccolo, un'organizzazione chiusa (soltanto Kotzebue) composta solamente da membri del New England e dominata da Eva Seeley. Queste persone non erano molto attive, né come allevatori né come espositori. Erano soprattutto un gruppo di amici con un interesse comune, cioè trovarsi insieme ad un'esposizione o a casa di qualcuno alcune volte all'anno per discorrere di cani e socializzare. Io non lo sapevo a quel tempo, ma il club non era affiliato ufficialmente o riconosciuto dall'American Kennel Club.
Ma con i Malamute cresciuti improvvisamente in popolarità ed un numero piuttosto concreto di cani mostrati in altre parti del paese, il gruppo del New England valutò che era meglio affrettarsi per farsi riconoscere come Club di Razza ufficiale prima che qualcun altro lo anticipasse. Così immagino abbiano presentato una petizione o quanto meno una richiesta all'AKC e a quanto pare furono invitati a crescere un poco e a trovare altri membri fuori dal proprio quartiere. O, in altre parole, ad avere un po’ di più l’aspetto di Club di Razza rappresentativo.
Questo sembra logico, considerato che all'improvviso mi fu permesso di aderire al loro gruppo! (Io, il tizio con i cani eschimesi laggiù nel Maryland!)
Presero anche un altro estraneo, Jean Lane. Lei viveva in New England ma possedeva un cane "di fuori", Master Otter.
Così pagai le mie quote e nei mesi successivi cominciai a chiedermi perché. Tutto ciò che mi arrivava erano cartoline occasionali che annunciavano una riunione a casa di qualcuno in New England. Alcuni di questi avvisi mi arrivarono qualche giorno dopo che la riunione era stata tenuta! Altri prima della data di riunione ma raramente abbastanza in anticipo per fare in modo che potessi andarci. E nessuno di questi avvisi incluse mai una ragione per fare tanta strada in macchina.
Leggendo i risultati espositivi nella gazzetta dell'AKC, venni a conoscenza che c'era molta più attività di Malamute in altre parti del paese. Specialmente nell'area di Milwaukee. Approfittando di un viaggio di lavoro da quelle parti, feci visita a Ralph e Marcheta Schmitt, dell'allevamento Silver Sled, il più grande allevamento di Malamute del paese. Loro avevano sentito parlare di me e mi diedero il benvenuto ed immediatamente cominciarono a fare telefonate. In un paio d'ore avevano raggruppato più di venti membri del loro Club di Alaskan Malamute, tutte persone che abitavano ragionevolmente vicino. Sapevano anche di altri proprietari interessati di Chicago e in altre parti degli stati medio-occidentali. Altre persone in California stavano diventando attive.
Intuimmo velocemente che se il mio gruppo ed il loro gruppo si fossero uniti in un'unica forza, avremmo potuto raggiungere un numero di cinquanta o sessanta membri in poche settimane.
Gli Schmitts proposero di fare la petizione all'AKC per il riconoscimento come Club di Razza Nazionale ed Ufficiale - e lasciare le persone del New England fuori al freddo. Ma io sentivo che l’AKC avrebbe visto con maggior simpatia un nostro tentativo di attivare un’associazione veramente nazionale, che includesse anche i proprietari del New England. Sostenni anche che sarebbe stato meglio per tutti ottenere, se possibile, una cessazione delle ostilità.
Non era una cosa scontata. Gli Schmitts non amavano la sig.ra Seeley. Ma furono d'accordo, di malavoglia, a darmi un'opportunità per vedere cosa avrei potuto fare. Avrei presenziato alla successiva riunione in New England per spiegare alla gente laggiù la nuova realtà dei fatti. Stava a loro: "o aprire il Club a tutti coloro che volevano diventarne membri, oppure avremmo avviato il nostro Club di Razza Nazionale senza di loro". La loro risposta avrebbe determinato le nostre azioni future.
Alcune settimane più tardi andai all'assemblea annuale del 1952 a Farmington, MA. Era lo stesso giorno e luogo in cui avevo presentato Toro alla Mostra Speciale ottenendo la vittoria su Master Otter. Tenemmo la riunione in una tenda nel campo della mostra. Erano presenti soltanto nove o dieci membri, inclusi Jean Lane ed io. Fui sorpreso nell'apprendere che gli appartenenti al Club erano solo una dozzina; o sedici o diciassette, se venivano conteggiati anche i membri che non pagavano la quota da uno o due anni.
Citai la riunione al Club di Milwaukee - incluso il conto dei cani riprodotti e dei cani esposti in altre parti del paese. Dopo qualche discussione furono d'accordo ma non molto entusiasticamente (come puoi immaginare) con la mia proposta di aprire il Club a qualsiasi proprietario di Malamute che voleva associarsi, a meno che non ci fosse una ragione legittima per non accettarlo.
Jean Lane, sentendosi evidentemente ancora un’”outsider”, non ebbe un gran che da dire in questa riunione. La sig.ra Seeley, invece, non fu affatto contenta della proposta di espandersi e, per amore di forma, se ne uscì fuori con una grande idea: avremmo avuto due classi di soci - i nuovi sarebbero stati "membri ausiliari" e solamente i "soci originari" avrebbero potuto votare! Penso sia stato un po' troppo, anche per gli altri " soci originari ". La sua mozione non passò: nessuno l'appoggiò e non fu mai votata.
In questa riunione, sottolineai anche che avremmo dovuto dare ai nostri membri qualcosa in cambio delle loro quote. Un'appartenenza su scala nazionale, in qualsiasi momento si fosse realizzata, richiedeva maggiori servizi che sporadiche cartoline per occasionali ritrovi in qualche posto del New England. Ciò che i proprietari dei Malamute volevano erano informazioni. La comunicazione era il requisito fondamentale.
Mi offrii volontario per scrivere, produrre ed inviare un mensile ufficiale d'informazione a tutti i membri. Dopo molte discussioni - e apprensioni - dissero che andava bene. Ma fecero capire chiaramente che l’avrebbero abolito se avessi scritto cose a loro sgradite.
Penso che il nostro giornale d'informazione sia stato pubblicato ogni mese da quando scrissi ed impostai il primo numero nell'agosto del 1952. Gli associati aumentarono rapidamente quando gli Schmitts ed io ed alcuni altri contattammo i nostri clienti e li facemmo iscrivere. In poco tempo ci fu una nuova maggioranza che stimolò la crescita ed il progresso dell’associazione e piantò il seme da cui si è sviluppato un Club di Razza Nazionale democratico. Oggi abbiamo quasi 900 membri, incluso un buon numero fuori dagli Stati Uniti. Sebbene la crescita non sia tutto, stiamo molto meglio di quando avevamo dodici o sedici membri all’inizio del 1952.
I membri di oggi dovrebbero conoscere i fatti della democratizzazione del nostro Club. All'assemblea generale annuale del 1953 in Winchester, MA., la nuova maggioranza aveva guadagnato il controllo completo ed io voglio sottolineare che esercitammo il controllo in modo assolutamente responsabile. Eleggemmo un numero più che proporzionale di membri del New England - inclusa Eva Seeley - al nostro esecutivo. Ed inoltre la nostra maggioranza in commissione - io ero uno di coloro che votò così - elesse Eva Seeley come nostro presidente!
Ci sforzammo di essere più che equi perché sentivamo che facendo così, potevamo convincere la sig.ra Seeley ed i suoi seguaci che lavorare insieme sarebbe stata la cosa migliore per avvantaggiare la nostra razza ed il Club. Davvero non servì. Nulla migliorò in modo sensibile.
L'assemblea generale annuale del 1954, per qualche stupida ragione (come il credere che se avessimo continuato con la cordialità e la cooperazione probabilmente ci sarebbero stati dei ritorni) fu di nuovo autorizzata nel cuore del New England – per la precisione a Wonalancet, N.H., solo ad un paio di miglia dalla casa di Seeley. Il posto, naturalmente, non poteva essere più remoto e scomodo per la grande maggioranza dei nostri membri.
Questa riunione, comunque, fu un importante passo avanti, in quanto Eva Seeley non fu rieletta a nessuna carica. E questa non fu opera mia: si era inimicata troppi membri all’esterno del suo gruppo. Non fu di utilità per nessuno quando ingaggiò un influente avvocato di Boston e lo portò alla nostra riunione per assicurarsi che il resto di noi non combinasse trucchetti illegali!
(Il nome dell'avvocato era Kenneth Tiffin. Era stato un ufficiale dell'American Kennel Club ed in quel periodo credo che fosse il presidente del Great Dane Club Of America. Dirò di più sul sig. Tiffin dopo).
All'assemblea generale annuale del 1954, io fui rieletto direttore ed eletto presidente. Continuammo ad essere equi; eleggemmo Nelson Butler del gruppo del New England al nostro consiglio d'amministrazione e nominammo il dott. Lombard come nostro delegato all'AKC. Decidemmo anche di incorporare lo stato del New Hampshire, come ulteriore dimostrazione di buona volontà verso Seeley ed i nostri membri del New England. Poco dopo diventavamo l'Alaskan Malamute Club of America, inc.
Per amore di precisione, è necessario sottolineare che la sig.ra Seeley non fu il fondatore del nostro Club. Non ricordo con esattezza quando ottenemmo il riconoscimento ufficiale dall'AKC come Club genitore della nostra razza - probabilmente fu nel 1953 - ma so per certo che avvenne dopo che eravamo diventati un'organizzazione nazionale e veramente rappresentativa (malgrado le obiezioni vigorose di Eva Seeley), in accordo con quanto richiesto dall'American Kennel Club. Dal mio punto di vista, probabilmente non fu prima dell'assemblea annuale del 1954 che diventammo e cominciammo ad agire davvero come un club di razza nazionale.
Standard della razza 
Lo standard originale fu basato sui cani Kotzebue, perché fu scritto da persone che avevano cani Kotzebue. In linea di massima non era un cattivo lavoro e non mi era mai venuto in mente di cambiarlo. Contrariamente a quanto pensa qualcuno, io non avevo mai creduto che "più grande è, meglio è" per i Malamute. Tuttavia, ritenevo che 50.8 cm per 22.5 kg nelle femmine e 55.8 cm per 29.25 kg nei maschi - autorizzati dallo standard – fossero meno di quanto dovrebbe essere un Malamute. E non capivo perchè 58.5 cm per 31.5 kg nelle femmine e 63.5 cm per 38.25 kg nei maschi dovessero essere il limite massimo della nostra razza. Ma stavamo mostrando i nostri cani più grossi in base a quello standard e con risultati discreti. Solo una volta un giudice penalizzò un nostro cane perché superava la taglia scritta nello standard e riuscii a sopravvivere.
Fu Eva Seeley che volle cambiare lo standard. Era venuta a Washington, D.C. All'inizio del 1953 per mostrare uno dei suoi cani alla National Capitol Show. Ci fu una grande partecipazione per quel tempo, c'erano cani provenienti da molte aree diverse del paese. Il suo cane non andò poi così bene, mentre il nostro Geronimo, di taglia grande, fece il migliore di razza.
Questo non le piacque. Così, dopo i giudizi fece una riunione con tutti i proprietari dei Malamute presenti ed annunciò che durante la strada di ritorno verso casa si sarebbe fermata all'AKC a vedere il suo buon amico "John Neff" ed avrebbe fatto "esplicitare" il nostro standard per squalificare ogni Malamute che superasse la taglia autorizzata! Disse che l'intenzione originale nello standard era di squalificare; loro (i giudici) semplicemente trascuravano di applicarla con chiarezza.
Questo annuncio creò agitazione, come puoi immaginare. Quasi ogni cane superava 63.5 cm di altezza per 38 Kg di peso e quasi ogni cagna superava 58.5 cm di altezza per 31.5 di peso. Noi eravamo tutti abbastanza ingenui nei confronti dell'AKC: basandoci sulla dichiarata amicizia della Sig.a Seeley col "buon amico John Neff", che conoscevamo essere la persona che faceva funzionare l’AKC, cominciammo a pensare che forse sarebbe riuscita nel suo intento.
Non sentimmo dire più nulla al riguardo, fino all’ottobre di quell'anno, alla grande Mostra Speciale in Rye, NY. Dopo i giudizi, la sig.ra Seeley (ora presidente) convocò una riunione ufficiale e la prima cosa che fece fu presentarci il vicepresidente esecutivo dell'AKC - "il suo buon amico, John Neff"!
Fummo totalmente presi di sorpresa, e la maggior parte di noi si aspettava che costui dichiarasse cose riguardanti la squalifica che non volevamo sentire. Invece parlò brevemente, si complimentò per la nostra grande partecipazione e l'eccellenza dei nostri cani e poi partì. Fu una felice sorpresa.
Il primo punto all'ordine del giorno della riunione fu la "chiarificazione dello standard." Delta Wilson fece una mozione (ovviamente già pronta) per eleggere Eva Seeley come presidente (in quei giorni non avevamo presidenti) di un comitato di revisione dello standard e per darle facoltà di nominare i propri collaboratori! Fortunatamente, avevamo i voti per mettere fine a cose del genere. Io feci un breve discorso sulla democrazia e su mia mozione votammo per eleggere un comitato rappresentativo dell’associazione nel suo insieme.
Quindi, con correttezza e attenzione per tutti i punti di vista, votammo la sig.ra Seeley per un posto nel comitato. Anche Bill Dawson, Ralph Schmitt, Jean Lane ed io fummo eletti.
Tirarci indietro di nuovo tentando di accontentare Eva Seeley, cosa che avevamo già fatto in tante occasioni, si rivelò una pessima idea. Lei era decisa fino alla morte a riguadagnare il controllo della razza, squalificando più concorrenti possibili, e non avrebbe ceduto di un passo. La disputa durò due anni. Dawson, Schmitt ed io fummo d'accordo su quello che ci sembrava essere uno standard corretto, equo e rappresentativo. Jean Lane, per ragioni che conosceva solo lei, non svolse il suo ruolo e non offrì il benché minimo contributo. La sig.ra Seeley insistette sulla taglia dello standard originale con la squalifica automatica per i cani sopra la taglia (ma non per quelli al di sotto). Avrebbe voluto aggiungere squalifiche per ulteriori cinque aspetti!
Due anni più tardi, non eravamo arrivati da nessuna parte, il meglio che potemmo fare fu dare la scelta ai soci: 107 membri votarono - 73 per la versione Zoller-Dawson-Schmitt (ricordo che Jean Lane non votò neppure), 9 per la versione Seeley e 25 per non fare cambiamenti.
L'AKC aggiunse i 25 ai 9 e disse che questa era un’"opposizione significativa". Ci dissero che non avremmo potuto cambiare nulla senza un'opinione “più unanime".
Quindi il comitato fu sciolto nell'ottobre del 1956, dopo 2 anni e ½ di duro lavoro, ed io decisi di non sprecare più altro tempo sulla questione della revisione dello standard. Che lo facesse qualcun altro, tanto per cambiare. Nel settembre del 1957, Martha Gormley, allora presidente, nominò un nuovo comitato per lo standard composto da Bill Dawson, Dorothy Dillingham e Hal Pearson. Pensai che questo fosse un comitato equo, che rappresentava i tre punti di vista dei nostri membri - anche se non in proporzione al numero dei membri di ogni gruppo (del resto non doveva esserlo per forza: chiunque sano di mente sa che la maggioranza non ha sempre ragione). In ogni caso, a Pearson piacevano i grandi cani Husky-Pak, Dillingham era un fan dei Kotzebue e di Seeley, e Dawson, il cui Bear misurava 63.5 cm per 38 kg e spesso perdeva contro Cherokee di taglia grossa, era sistemato nel bel mezzo.
La taglia fu realmente il maggiore osso della contesa dall'inizio alla fine. Il nuovo comitato giunse in ultimo ad un compromesso intelligente: invece di definire un intervallo di variazione di taglia, si accordò nel dichiarare che "le taglie desiderabili" sono 63.5/38 e 58.5/33.5, maschi e femmine. In altri termini, l’emendamento era molto simile al contenuto del precedente rapporto scritto dalla maggioranza. Ricordo di avere scritto molte delle parole che ancora contiene: " c'è una naturale estensione di taglia in questa razza" e anche "considerazioni sulla taglia non dovrebbero essere anteposte al tipo, alle proporzioni e agli attributi funzionali... ". Ricordo che scrissi l'ultimo paragrafo: "è importante - nel giudicare gli Alaskan Malamute, che la loro funzione come cani da slitta per carichi pesanti venga tenuta in considerazione sopra tutto il resto..." e le parole che seguono quella asserzione.
Non c'era nessuna squalifica per la taglia nella raccomandazione del comitato, così, chiaramente, Eva Seeley denunciò il documento e votò no. Ma i membri lo approvarono nel novembre del 1959 e l'AKC diede allo stesso la sua benedizione nell'aprile del 1960, quasi sette anni dopo che il nostro primo comitato era stato eletto e aveva cominciato il suo lavoro.
Questo è ciò che accadde, ecco perché quando adesso sento che qualcuno suggerisce una "revisione dello standard" per specificare se i Malamute rossi, o altro, siano accettabili ecc., penso che dovrebbe essere incatenato ad un lastrone di ghiaccio alla deriva nel mare di Bering. Naturalmente, lo standard non è perfetto; è un compromesso. Ma è uno standard con il quale possiamo convivere tutti.
Io potrei scrivere uno standard migliore di quello che abbiamo. E così potrebbe fare Penny Devaney, la cui conoscenza della nostra razza rispetto. Ma so quanto sia difficile trovare un'approvazione "quasi unanime" da parte di circa 800 membri, la maggioranza dei quali vorrebbe uno standard che descriva i propri cani. Penso anche che non ci sia bisogno di uno standard più dettagliato di come è oggi. Non c’è bisogno di giudici che entrino nei ring con una bilancia e un metro avvolgibile. Non c’è bisogno di uno standard con così tante parole che la maggior parte dei giudici non leggerebbe o che quelli che leggono non ricorderebbero!
Prima di lasciare questo problema della taglia, alcune parole finali: nonostante ciò che dice il nostro standard, io non sono affatto convinto che 38 kg nei maschi e 33.5 kg nelle femmine sia la taglia ideale per carichi pesanti. Questa asserzione fu un compromesso, il meglio che potevamo fare e molto meglio di come era a quel tempo. Ma io ho sempre pensato che il Malamute "originale" fosse un grosso cane, anche dopo molte generazioni di sopravvivenza in un ambiente aspro. Penso che le vecchie foto lo dimostrino. Negli anni cinquanta, vicino a Lake Placid, NY, vidi dei Malamute come Dio comanda e di buona tipologia, portati dall'artico da Jacques Suzanne, che erano più grandi di qualsiasi altro Malamute che ho visto prima e dopo di allora.
Mi hanno raccontato in varie circostanze che chiunque avesse lavorato con i cani da slitta aveva trovato i cani più grandi "molto meno efficienti" di quelli più piccoli. Alcuni mi hanno anche detto che qualunque cane sopra i 36 kg era goffo e più portato a collassare e abbandonare la corsa. Non essendo un conducente di slitta, non potevo ribattere. Ma adesso la sciocchezza di quell'opinione è stata svelata da Will Steger e dai suoi compagni coraggiosi, che hanno attraversato tutta l'Antartide in quella che deve essere definita come la più grande dimostrazione di resistenza di uomini e cani sulla terra. Loro portarono a termine quest’impresa con squadre di cani di 45 kg e la loro prestazione fu magnifica!
Susan Butcher ed i suoi cani più piccoli dell'Iditarod meritano molta ammirazione. Ma bisogna ricordare che l'Iditarod è una corsa, non un traino di carichi pesanti. Per Malamute non si intende un cane da slitta per la corsa... Il Malamute è un "cane da slitta per carichi pesanti". C'è qualcuno che non è d'accordo? E' scritto nel nostro standard.
Ed ora - di nuovo - permettimi di essere perfettamente chiaro: non ho detto "più grande è, meglio è". Ed in nessun modo sto suggerendo di riscrivere lo standard per adattarlo alle mie opinioni.
La trama si infittisce (John Hofft e John B. Foth) 
Nel tardo 1954, Eva Seeley era una donna infelice, a dir poco. Non le era più permesso di guidare la razza ed il Club, i suoi cani non stavano vincendo più niente di importante, l'AKC aveva registrato molti cani che lei aveva dichiarato non essere Malamute (cioè Kotzebue) e sembrava stesse fallendo nei suoi sforzi di eliminare la competizione riscrivendo lo standard. Correva voce che stesse tramando qualcosa ed una buona ipotesi era che non si trattasse della creazione di un "club di ammiratori Husky-Pak".
Presto venimmo a sapere che stava raccogliendo "fatti" per provare che i nostri cani non erano di pura razza. Aveva raccontato ad un numero di persone che Dave Irwin, Dick Hinman, Hazel Wilton, Paul Voelker e Brud Gardner - tutti allevatori di cani presenti nella genealogia dei miei - avevano “ammesso” che i loro cani non erano Malamute di razza pura!
Immediatamente controllai con Hinman e Wilton e costoro dissero che era totalmente falso. Seeley aveva detto che Jean Lane era con Paul Voelker nell'occasione in cui egli ripudiò tutti i suoi cani M'Loot e Jean Lane mi disse che questo non era mai accaduto. "Proprio al contrario", sostenne, “Paul disse a Seeley che "i propri cani erano di pura razza e molto migliori dei suoi!"
Il mio amico Jim Lynn era un amico di Brud Gardner, così gli chiesi di verificare. Brud aveva detto a Jim che Seeley gli si era avvicinata, chiedendo di firmare certe "dichiarazioni" e lui aveva rifiutato seccamente perché "erano basate su falsità".
Il 23 gennaio 1955, ricevetti una lettera molto interessante. Era da parte di Margaret Tracy Irwin, moglie di Dave Irwin. Queste persone non mi conoscevano affatto. Non sapevano neanche dove vivessi. Avevano indirizzato la loro lettera "all''American Kennel Club" che si curò di farmela recapitare. Nella lettera Margaret scriveva che stava accadendo qualcosa di strano e che era giusto io ne fossi informato.
Diceva che un uomo chiamato John Hofft si era improvvisamente presentato da Irwin alcuni mesi prima, senza soldi, senza lavoro ed un autocarro pieno di Malamute affamati. Irwin lo aveva aiutato, aveva sfamato i cani e gli aveva dato un lavoro. Alcune settimane più tardi se n’era andato via. Adesso era ritornato.
La sig.ra Irwin scriveva: "recentemente l'uomo sta chiamando, scrivendo e venendo qui per ottenere dichiarazioni firmate dal sig. Irwin. Dato che non ha avuto successo, una lettera che abbiamo ricevuto ieri ha assunto un tono assai minaccioso."
La lettera, diceva, era firmata da un certo "John B. Roth" - ma “cosa sospetta, era scritta per mano di un tizio chiamato John Hofft"! Una lettera lunga e delirante, ma fra le altre cose diceva:
"La sig.ra Seeley ha lettere che avete scritto al sig. Wolff, anche una dichiarazione certificata di Lowell Thomas, Margaret Dewey, Jack O'Brien e Dick Moulton."
"Il sig. Zoller, presidente del Club dell’Alaskan Malamute, ha scritto a John una lettera sostenendo che avete una pessima reputazione e non riconoscete la differenza tra un Malamute ed un Siberian Husky. Zoller da anni controlla la situazione dei Malamute e dei Siberian e nessun cane può essere registrato senza la sua approvazione. Zoller potrebbe denunciarvi come un impostore che non è mai stato nell'artico o nella Terra di King William, un impostore incapace di orientarsi nell’artico. Le dichiarazioni servono a proteggervi. Io ho speso molti soldi per queste registrazioni, portando i funzionari del Kennel Club fuori a cena e agli show di Broadway. Le registrazioni non si ottengono gratis. Ho speso oltre 50 dollari negli ultimi giorni per comprare scotch ai diversi funzionari. Adesso non intendo spendere un mucchio di soldi per venire fino a Milford per queste dichiarazioni". (Più oltre:) "Ora, sig. Irwin, queste dichiarazioni servono a proteggervi perché il sig. Hofft e la sig.ra Seeley hanno abbastanza dichiarazioni e lettere per buttare fuori Zoller e far registrare i loro cani. Sia Hofft che Seeley la spunteranno, sia che voi forniate o no le dichiarazioni. Zoller vi sacrificherà per salvarsi. Rifiutate pure le dichiarazioni, ma questo non impedirà al sig. Hofft e alla Seeley di cucinare a dovere Zoller, perché loro intendono farlo comunque, e poi lasciate che Zoller giochi a scaricabarile con voi".
Risposi alla sig.ra Irwin e tentai di spiegare ciò che pensavo stesse accadendo. Quando rispose allegò una fotocopia della lettera di "John B. Roth". Trovai molte lettere di Hofft nei miei archivi, confrontai la scrittura, e scoprii al di là di ogni dubbio che John Hofft era "John B. Roth".
La sig.ra Irwin scriveva anche:
"C'è un meccanico, Terpster di nome, che aiutò Hofft e al quale David portò la nostra Pontiac Station Wagon dopo che Hofft l'aveva rovinata. Costui disse a David che la sig.ra Seeley stava tentando Hofft con la promessa di farlo partecipare alla prossima spedizione al polo sud. Forse Hofft avrebbe fatto qualsiasi cosa per arrivare in quel posto, anche se io dubito della sincerità della Seeley. Hofft aveva solo cose orribili da dire su di lei quando era qui e poi improvvisamente ne è diventato amico intimo! "
Era difficile per me credere che stava accadendo tutto questo, ma era là, nero su bianco, di fronte ai miei occhi.
Circa nello stesso periodo, molti membri protestarono notando che nella colonna dell'Amca nella gazzetta dell'AKC c'era sempre una piccola testa di cane dall’espressione infelice e poco attraente, che costituiva una brutta pubblicità per la nostra razza. Suggerirono di cambiarla con una fotografia migliore. Il consiglio fu d'accordo. Ma siccome il cane in questione era di Seeley, cercammo di adottare un sistema equo per selezionare la foto per la sostituzione. Sollecitammo i nostri soci ad inviarci foto anonime (se ricordo bene, alla fine fu scelta una foto di Toro).
Ma, chiaramente, l'annuncio stesso che stavamo pensando a un cambiamento fu salutato come previsto dalla collera e relative minacce di Seeley: la sig.a Seeley aveva intenzione di protestare all'AKC ed "esigere la prova" che i cani selezionati erano di pura razza, ecc. ecc.
Penso che la goccia che fece traboccare il vaso fu questa: non molto tempo dopo, ricevetti una strana lettera da lei. Cominciava chiedendo della salute di mia moglie e dei miei figli e inviava loro i suoi auguri. Poi, formulava un ultimatum; dovevo provarle che i miei cani erano di pura razza Alaskan Malamute e dovevo farlo entro dieci giorni! Se non lo avessi fatto avrebbe lanciato un'immediata investigazione da parte dell'AKC!
Allo stesso tempo inviava una lettera ad ogni membro del nostro Consiglio di Amministrazione che diceva: "l'American Kennel Club adesso deve provarmi che le persone che hanno firmato le dichiarazioni di pedigree affermando che questi alberi genealogici appartenevano a cani di pura razza, non erano impostori".
Io risposi con una lunga lettera, dicendole che la cosa le stava sfuggendo di mano e che i suoi continui arpeggi e le sue bizzarre accuse stavano danneggiando la nostra razza ed il Club; ma soprattutto stavano danneggiando lei; molti dei nostri membri che l'avevano onorata per i suoi sforzi di pionierismo negli anni trenta ora erano rattristati nel vedere come la sua influenza fosse diventata distruttiva.
Ero dispiaciuto per lei e con completa sincerità le suggerii nella mia lettera di farsi consigliare da alcune persone di sua fiducia come il Dott. Lombard, Edna Lawlor e Delta Wilson, prima di formulare altre minacce.
Scrissi anche ai Lombard e i Lawlor. Pensai che erano persone buone e ragionevoli: mi piaceva specialmente Edna Lawlor. Il Dott. Lawlor aveva un team di Malamute - alcuni erano registrati e altri no - ed il suo interesse principale era lo sleddog. Insisteva a gareggiare con i suoi Malamute contro team di Siberian Husky e non penso che abbia vinto molto spesso, se mai gli è capitato. Lombard, un veterinario, era uno dei musher più abili e famosi al mondo. Correva esclusivamente con Siberian Husky, ma aveva sempre uno o due Malamute attorno.
Chiesi loro di non farmi favori, ma di aiutare cortesemente la sig.ra Seeley a smettere di rendersi ridicola; se avesse usato un po’ di buon senso e fatto un passo indietro, avrebbe forse potuto riguadagnare un poco del rispetto meritato anni prima. Io ero il bersaglio, ma dozzine di altre persone erano coinvolte; se avesse insistito nello sforzo di distruggere il lavoro di tante persone durante il corso di tanti anni, avremmo dovuto adottare ogni necessaria contromisura ed Eva Seeley sarebbe stata certamente perdente alla lunga.
Non ci fu mai un cenno di risposta dai Lombard e dai Lawlor e non so perché. Forse perché anche loro alla fine si erano proprio stancati della sig.ra Seeley e avevano deciso di mandarla a quel paese. Più probabile che condividessero la sua speranza di potersi liberare di tutti i nuovi arrivati e i nuovi cani e ritornare ad essere la comoda famigliola che erano in passato. E' anche possibile che né i Lombard né i Lawlor volessero essere coinvolti in alcun modo. Non riuscii mai a capirlo.
Storia di Robert Zoller
III parte - Capitolo finale

Seeley vs. Zoller: le accuse

Nell’ottobre di quell'anno l'AKC mi notificò che la sig.ra Seeley mi aveva accusato formalmente di avere di proposito incrociato cani di razza mista e di averli presentati come pura razza Alaskan Malamute. Se avessi desiderato negare queste accuse, avrei potuto presentare i miei argomenti ad un formale processo nella sede centrale dell'AKC nella città di New York. In allegato c'erano le fotocopie delle lettere che la sig.ra Seeley aveva sottoposto come "prova".
C'erano un paio di lettere di un uomo chiamato R. Gibson Perry, un dottore in pensione, che stabilivano che nel 1936 aveva acquistato certi cani da Milton Seeley. Altre lettere dicevano che Brud Gardner aveva ottenuto dei cuccioli dal Dott. Perry e successivamente ne aveva fatto nascere uno chiamato "Alaska" e venduto uno dei suoi cuccioli femmina chiamato "Sitka" a Dick Hinman. Quindi Hinman aveva accoppiato Sitka con Irwin's Gemo, producendo un cane che sarebbe stato il padre del mio "Kayak of Brookside".
Immediatamente compresi, è ovvio, che gli stessi cani erano antenati di Spawn's Alaska - e perciò, chiaramente, di Geronimo, Takoma, Cherokee, Sioux, Eagle, Echako, Machook, ecc. ecc. Perfino "Bear" dei Dawson e Banshee e Aabara di Pearson (vincitori di National Specialty) erano coinvolti. In breve, la maggior parte dei vincitori di National Specialty da diversi anni e virtualmente tutti i Top Dog di quell'epoca!
Quindi le prove di Seeley sembravano essere basate totalmente su questo: i nostri cani e molti altri risalivano a uno o più cani che i Seeley avevano posseduto circa venti anni prima - e lei ora sosteneva che non erano Malamute puri.
Continuai a scorrere il materiale che l'AKC mi aveva spedito, cercando la sua prova. Non riuscii a trovarne nessuna. Scrissi all'AKC dicendo che probabilmente avevano dimenticato di spedirmi tutto quello che avevano progettato di mandarmi. Risposero dicendo di no. Quello era tutto.
Era duro per me credere che l'intero caso si riduceva a questo: Eva Seeley diceva che gli antenati dei miei cani non erano Malamute. Tutto quello che dovevo fare era provare il contrario.
Domanda: in questa fase iniziale dello sviluppo della razza, come potevo farlo?
Considerato che tutti i Malamute nel 1936 - incluso i suoi – erano usciti dall’”anonimato” solo da una generazione o due, non potevamo provare che gli antenati dei nostri cani erano puri Malamute, come neanche lei poteva in alcun modo provare nulla sui suoi cani. Secondo l'AKC, ogni Malamute era un "cane eschimese" prima del 1935!
Nei miei appunti di difesa – non esattamente degli “appunti”, erano una specie di manuale – affrontai l’argomento sotto vari aspetti. Sottolineai che la Sig.a Seeley non aveva nessuna prova per sostenere l'accusa, che l’intero caso era basato solamente sulle sue affermazioni che i miei cani non erano Malamute. Affermai che Eva Seeley era famosa in tutto il mondo dei Malamute per etichettare ogni Malamute non di sua proprietà come incrocio o cane eschimese e che faceva così da molti anni e che più nessuno le credeva o la prendeva sul serio.
Richiamai anche l'attenzione sul fatto che aveva ripudiato i propri cani Kotzebue - Toro e gli altri che erano sfuggiti al suo controllo. Questa costante condotta d’azione, dissi io, avrebbe dovuto dimostrare che le sue affermazioni non avevano validità.
Comunque una cosa mi aveva preoccupato; cioè l'origine unica della nostra razza a quei tempi – solo da poco uscita dall'artico, così vicina all'"ignoto". Sapevo che i giudici del tribunale non conoscevano nulla dei Malamute e così potevano totalmente errare nel loro verdetto non comprendendo quanto era diversa la nostra razza dalla maggior parte delle altre. Quindi scrissi una storia abbastanza lunga della nostra razza. E per collocare le accuse di Seeley in una giusta prospettiva, presentai un adeguato resoconto dei suoi tentativi di eliminare la competizione revisionando lo standard, di controllare il club, di screditare tutti i cani non di sua proprietà.
Enfatizzai che questo caso non era affatto soltanto una questione di "Seeley vs. Zoller", ma piuttosto un tentativo di distruggere il lavoro di anni di circa settanta membri del nostro club (la vasta maggioranza in quel periodo) incluse anche otto delle nove persone del nostro consiglio di amministrazione. Feci notare che i quattordici "anni di Seeley" avevano prodotto due campioni AKC nella nostra razza, mentre i seguenti cinque anni ne avevano prodotti 61 - la maggior parte dei quali adesso lei stava tentando di screditare e rendere inutili per tutti i futuri programmi d'allevamento.
Sottolineai addirittura che le accuse di Seeley facevano sembrare lo stesso AKC alquanto sciocco: inclusi un elenco di 46 giudici autorizzati AKC - tutti considerati tra i migliori di quei tempi - che avevano giudicato questi "cani eschimesi o bastardi artici" come i migliori Alaskan Malamute del nostro paese. Se non erano capaci di riconoscere una pura razza da un incrocio, evidentemente erano degli incompetenti e le loro licenze dovevano essere revocate. Questo caso, suggerii, doveva essere rinominato "Seeley vs. tutti, incluso l’AKC!"
Raccontai anche l'intera storia del caso Irwin's Gemo-John B. Roth come un'indicazione di cosa Seeley era pronta a fare per raggiungere i suoi scopi. Sottoposi le copie delle lettere di Irwin, Hinman, Brud Gardner e la sig.ra Wilton per mostrare che ognuno, in quella catena, aveva comprato, posseduto, allevato e venduto questi cani e la loro progenie come pura razza Malamute.
Quasi tutti. Un anello mancava: il dott. Gibson Perry. Questo mi preoccupò non poco: non conoscevo quest'uomo, ma avevo sentito la sig.ra Seeley citarlo ed elogiarlo in molte occasioni. Pensai che fosse un parente o un amico stretto di famiglia e come tale disposto a firmare qualsiasi cosa per cavarla d’impaccio.
Non avevo altre alternative che scoprirlo. Sapevo che era in pensione e viveva nei boschi al confine del Vermont con il Canada. Jim Lynn si offrì di accompagnarmi là, un viaggio lungo. Dopo due giorni di guida veloce, arrivammo a metà pomeriggio. Era novembre. Freddo. Ricordo che il cielo era grigio scuro. Stava cominciando a nevicare.
Non avevamo idea di cosa ci aspettava. Quando il vecchio dottore ci avrebbe chiesto chi eravamo e perché eravamo venuti, forse ci avrebbe buttato fuori. Di sicuro quello era il momento in cui mi sarei giocato il tutto per tutto.
Venne alla porta del suo chalet. Era davvero un uomo vecchio, sugli ottanta scoprii. Non vedeva troppo bene ma era, mi accorsi subito, una persona rispettabile e assolutamente capace di ragionare.
"Dott. Perry?", chiesi. Lui disse "sì". Dissi: "sono venuto a parlarle di Eva Seeley". Alzò la mano per interrompermi. Prese un fiammifero e accese la pipa. Dopo un momento o due - senza conoscere niente di me, o perché ero là - diede volontariamente la sua opinione di Eva Seeley.
In tutto questo resoconto degli anni critici della nostra razza, nell'interesse dell'accuratezza e prospettiva storica, sono stato del tutto franco - forse più di quanto ad alcuni lettori può sembrare necessario. Ma esiste ancora così tanta disinformazione che deve essere corretta e l’ho fatto con molta più carità di quanta ne abbia mai ricevuta da Eva Seeley o da uno qualsiasi dei suoi amici. Tuttavia, non posso forzarmi a raccontare quello che il dott. Perry disse, anche se le parole esatte sono incise nella mia memoria per sempre!
In quel momento seppi per certo che se avessimo perso il nostro caso all'AKC, non sarebbe stato a causa del dott. Gibson Perry.
Una delle cose pubblicabili che disse della sig.ra Seeley fu che l’aveva fatto diventare matto. Infastidendolo sempre per "firmare questa o quella cosa". Discutemmo per un certo tempo. Più di un'ora. Quando andammo via ci diede una lettera che diceva:
"A chi di dovere: I cani che acquistai da Milton Seeley nel 1936 furono presentati da lui come Alaskan Malamute e furono riconosciuti da me come tali.
I cani che feci accoppiare per produrre il cucciolo che vendetti a Vernon (Brud) Gardner erano di pura razza Alaskan Malamute.
Non ho mai avuto ragione di sospettare che quei cani fossero incroci o di qualche altra razza.
Ho posseduto altri cani da slitta, ma quanto scritto sopra riguarda i cani in questione; quelli che acquistati da Milton Seeley nel 1936. Io non ho mai detto ad Eva Seeley, o chiunque altro, nulla di diverso".
Il processo
Ci furono molti ritardi, proroghe e sostituzioni nella composizione del consiglio di giudizio, così l’udienza non ebbe luogo fino al giugno del 1956. Jim Lynn venne con me. Era il nostro delegato AMCA all'AKC e mi accompagnò come testimone delle dichiarazioni di Brud Gardner e del dott. Perry nel caso in cui fosse stato necessario. C'erano anche mia moglie Laura e Connie Lynn, ma solo per accompagnarci durante il viaggio.
Arrivammo agli uffici dell'AKC a Manhattan prima degli altri. Nessuno ci conosceva, ma dicemmo alla reception chi eravamo e ci chiesero di accomodarci in sala d'attesa. Persone che non conoscevamo entravano ed uscivano e nessuno ci parlò o ci prestò attenzione.
L'AKC mi aveva detto che in genere si assume un avvocato per casi come questo, ma io pensavo di difendermi da solo. Inoltre, (con le scuse a qualsiasi avvocato che leggerà questo) i soldi che risparmiavo mi avrebbero permesso un bel viaggio in Europa più tardi. O una macchina nuova. Un giorno o l'altro (forse).
Poi entrarono molte persone nella sala d'attesa, tutte nello stesso momento. Una mezza dozzina o più di signori ben vestiti e dall’aria distinta, che potevano avere cinquanta o sessant’anni, ovviamente avvocati, probabilmente membri della giuria, ed alcuni ufficiali dell'AKC. Eva Seeley era con loro ed io riconobbi il sig. Tiffin di Boston, l'avvocato di Seeley. Presidente del Great Dane Club Of America e precedente ufficiale dell'AKC, era ben conosciuto e stringeva le mani di tutti. Per la verità, tutti ridevano, si salutavano stringendosi la mano, si davano pacche sulle spalle come vecchi amici ritrovati o membri di una confraternita. Seeley era nel bel mezzo delle festività, trattata come in una riunione di famiglia e lei era una della famiglia!
Jim Lynn mi guardò e alzò le spalle, con un'espressione che diceva "non si può sempre vincere". Mi sentii male. Se mai avevo visto un mazzo di carte truccato, eccolo, era quello. Mi venne in mente che forse avevo perso il caso ancor prima di cominciare.
Comunque, il consiglio di giudizio si rivelò cortese e, di lì a poco, equo. Seeley presentò il suo caso per prima. Portò John Hofft come testimone e costui disse molte bugie su di me. Questo davvero mi ferì, poiché una volta era mio cliente e gli avevo fatto molti favori durante il corso degli anni. Non potevo credere a ciò che sentivo. Ma dato che continuava a muovermi rimproveri, cominciai a comprendere che era talmente cattivo e bugiardo che probabilmente avrebbe danneggiato più loro che me.
Quando arrivò il mio turno, credo che riuscii a screditarlo completamente. Citai alcuni suoi gravi difetti di carattere, che conoscevo, e presentai le lettere della sig.ra Irwin e la ridicola lettera di John B. Roth. Hofft, negò di averla scritta, naturalmente, ed io dissi alla giuria che la cosa era così evidente che qualsiasi esperto calligrafo - anche uno mediocre - avrebbe potuto identificare facilmente la calligrafia di Hofft. Chiesi con insistenza che si facesse questa verifica se il consiglio aveva dubbi su chi stava mentendo e chi stava dicendo la verità.
Accusai Seeley di aver corrotto John Hofft e non ci fu una vera reazione a questo, né da parte di Seeley né del suo avvocato. Cambiarono solo argomento.
Una cosa mi sorprese: Seeley ed il suo avvocato presentarono argomenti al processo che non erano inclusi nelle loro accuse iniziali! Pensai che ciò fosse illegale. Senza preavviso, introdussero Irwin's Gemo nel caso.
Non lo avevano menzionato nelle loro accuse iniziali, evidentemente perché Dave Irwin aveva rifiutato di firmare le loro dichiarazioni. Ma adesso affermarono che Gemo non era un puro Malamute perché era stato mostrato come cane eschimese nel 1934! Le loro accuse non erano supportate da alcuna prova o informazione di alcun genere o riferimento al quando, al dove o ad altro!
Questo mi colse di sorpresa. Ma poi mi balenò in mente che Gemo non era ancora nato nel 1934!! Lo dissi e poi dissi anche che non avrebbe fatto comunque differenza, perché tutti i Malamute erano "cani eschimesi" secondo la definizione dell'AKC finché non furono riconosciuti come una razza separata; cosa che non accadde fino al 1935 – almeno un anno più tardi di quando l'esposizione citata ebbe luogo!
E poi dichiarai con gran decisione che avrei potuto provare che Gemo era stato mostrato come Alaskan Malamute a Westminster K.C. in Madison Square Garden nel 1941 e di nuovo nel 1942, dopo che l'AKC aveva riconosciuto i nostri Malamute come una razza distinta e separata dall'eschimese.
Presentare un’accusa così disinvolta, senza la benché minima prova per sostenerla, era, mi spiace dirlo, il tipico comportamento di Eva Seeley. Ma non potevo immaginare che il suo "grande" avvocato di Boston facesse una cosa tanto stupida. Quando accadde, cominciai a sentirmi molto più a mio agio ad occuparmi del mio caso senza rappresentante legale.
L'altra nuova "prova" presentata senza preavviso era un'asserzione di Paul Voelker che potenzialmente danneggiava la mia difesa e tutti i proprietari di cani M'Loot (ed erano tanti). A quanto pare, dopo aver fallito cercando di intimorire Dave Irwin, Hofft era andato in Arizona dove Voelker a quel tempo viveva e aveva provato a fare la stessa cosa con lui. Non avevo alcun modo di sapere se le asserzioni di Voelker presentate come prova erano false o autentiche e lo dissi. Dissi anche che, da molti anni di corrispondenza con Voelker, avevo capito che era una persona non totalmente affidabile e anche una specie di egotista che considerava chiunque altro nella razza come un “ritardato” o un "impostore". Tutto intento ad interpretare il ruolo del maestro, con tutti gli altri come devoti discepoli. Avevo sue lettere dove chiamava i suoi migliori clienti - gli Schmitt e Jean Lane - persone stupide che rifiutavano di seguire i suoi insegnamenti e che avevano rovinato i cani che aveva venduto loro.
Dato che Voelker era ormai totalmente fuori dal giro e penso geloso di quanto fosse avanzata la razza rispetto a dove l’aveva condotta lui, era possibile che avesse deciso di ripudiare i suoi cani M'Loot per rifarsi di torti immaginari.
Possibile, dissi al processo, ma non probabile. Era facile provare che per tutti gli anni in cui si era occupato di cani, aveva presentato costantemente i suoi cani non solo come puri Malamute, ma di gran lunga i migliori Malamute sul pianeta terra! Ci voleva ben altro che le dichiarazione di Seeley e Hofft per convincermi che i documenti presentati contro i cani M'Loot avevano più validità del resto delle loro argomentazioni.
Infine arrivarono alla questione dei cani di Perry ed io pensai che questa era la parte più ardua del caso di Seeley. Proprio mentre stavo cominciando a sentirmi in una botte di ferro, il suo avvocato sbattè sul tavolo un documento del dott. Perry sui cani comprati da Milton Seeley nel 1936 - con inclusa l'asserzione "questi cani non di razza pura"!
Ammutolii. Cosa diavolo stava accadendo qui? Tutto quello che avrei potuto fare, chiaramente, era presentare la mia lettera firmata dal dott. Perry che affermava con sicurezza che i cani erano Alaskan Malamute. Chiamai Jim Lynn come testimone per raccontare la storia della nostra visita al campo del dott. Perry ed attestare la validità del mio documento.
Poi dissi alla giuria che io non sapevo spiegare la contraddittorietà dei documenti ma non sarebbe stato difficile contattare il dott. Perry e scoprire da lui chi di noi aveva presentato i veri fatti ed insistei che questo avvenisse.
A questo punto, il sig. Tiffin cominciò a parlare a bassa voce con la sig.ra Seeley e dopo un istante o due (con una certa pena, pensai) spiegò alla giuria che la sig.ra Seeley aveva di persona aggiunto a macchina le parole "questi cani non di pura razza" sopra alla firma del dott. Perry, dopo che egli ebbe firmato!
(Ti avevo detto all’inizio di questa storia che alcune delle cose accadute in quei giorni erano davvero incredibili. Non so cosa ha conservato l'AKC nei suoi registri di questo processo o quanto ciò che ha conservato sia particolareggiato. Ma se esiste ancora una trascrizione completa ed è disponibile, dimostrerà l’assoluta precisione di questo resoconto).
Non posso ricordare ogni dettaglio, ma so che al processo era saltato fuori un altro documento firmato dal dott. Perry, che includeva le parole "non di pura razza". Subito dopo la fine del dibattimento, Jim Lynn guidò dal Canada fino al Vermont per vedere se il dott. Perry poteva spiegare come fosse accaduto. Il dott. Perry era via per una battuta di caccia, ma sua nipote ricordava. "Proprio mentre stava per uscire", disse a Jim Lynn, "la sig.ra Seeley capitò qui con delle carte da fargli firmare. Lui rifiutò e lei gli disse che non era altro che una dichiarazione di aver comprato dei cani dai Seeley una volta. Lui non aveva gli occhiali, così accettò la sua parola e firmò. Poi le chiese di andarsene perché aveva fretta".
La nipote disse che avrebbe riferito l'accaduto al dott. Perry al suo ritorno. Disse che si sarebbe molto arrabbiato e che sicuramente sarebbe andato di persona all'AKC per dare la sua opinione sulla Sig.a Seeley se fosse stato necessario.
Anche se il processo era finito, le motivazioni della sentenza non sarebbero state annunciate immediatamente. Quindi spedii queste nuove informazioni all'AKC per precauzione. Sapevo che il futuro dell’intera razza era in gioco, così non avrei lasciato nulla di intentato!
Il verdetto e l'appello 
Un paio di settimane più tardi ci notificarono che le accuse di Seeley non avevano fondamento e che il caso era archiviato. Comunque Seeley ed il suo avvocato fecero immediatamente appello al verdetto del consiglio di amministrazione dell'AKC. Il promemoria d’appello del sig. Tiffin, che l'AKC mi inviò, era costituito da tre pagine di stupidaggini concentrate, che contenevano asserzioni come questa: "nella trascrizione è possibile trovare ulteriori prove contestate del fatto che alcuni dei cani nella linea di Kayak furono prima mostrati come Siberian Husky..."
Incredibile! Un'altra nuova accusa mai menzionata prima nelle prove d'accusa o presentata in giudizio! E quindi - pensandoci - non era possibile che fosse "trovata nella trascrizione" come affermato. Non posso credere che il sig. Tiffin, un avvocato, non sapesse che le sue tattiche erano improprie. Cosa più importante, come ogni altra accusa avanzata in questo processo la sua asserzione "mostrati come Siberian Husky" non era accompagnata da chiarimenti su quali cani, in quali mostre, quando, da chi, o da nessuna prova o evidenza!
Quando studiai il promemoria del sig. Tiffin non vi trovai concretezza alcuna. L'appello era basato sulla sua affermazione che malgrado tutte le dichiarazioni che io avevo sottoposto, "le persone non stavano dicendo probabilmente la verità". Il consiglio, diceva lui, avrebbe in realtà dovuto decidere il caso sulla "testimonianza della sig.ra Seeley stessa, che io non credo possa essere messa in dubbio".
(Forse ho torto, ma mi sembra una bella pretesa per una donna che aveva aggiunto con la macchina da scrivere le parole "questi cani non sono di pura razza" sopra la firma del dott. Perry e le aveva presentate come prova al processo!)
Non presenziai neanche all’udienza d’appello a New York il 28 novembre,1956. A tempo debito, ricevetti la notifica che l'appello era stato respinto.
Strascichi
Diverse persone che avevano seguito il caso suggerirono di citare la sig.ra Seeley per calunnia, falso in atti scritti e diffamazione. Non lo feci. Sono pronto a lottare per difendere i miei interessi, ma non per rivalermi.
Avevo vinto il caso, ma c’erano voluti quasi due anni del mio tempo, molto lavoro duro e un bel po’ di soldi che potevo a stento permettermi in quei giorni.
Lei aveva perso la causa. Ma non ne pagò mai realmente il prezzo - non quando consideri le tattiche che aveva usato. Molti che seppero ciò che era accaduto la perdonarono. Finsero di non vedere. Di nuovo. La gente crede a ciò che vuol credere. Non m'importava. Io ero favorevole a mettere tutto a tacere, ora che lei non era più una minaccia per la nostra razza Malamute. Mi ero sentito davvero spiacente per Eva Seeley - anche se a volte non capisco perché! In ogni caso mi sono trattenuto dal pubblicare l'intera storia per più di trent'anni.
Io sono anche convinto che Eva Seeley non ha mai pensato di avere fatto un solo errore. Neanche parziale.
Pochi anni dopo, ne ero fuori - e penso che almeno in qualche misura il modo in cui ero stato trattato aveva qualcosa a che fare con la mia uscita. D'altra parte avevamo fatto un numero di amicizie strette e durevoli. Avevamo incontrato molti "personaggi" interessanti e davvero alcune brave persone. Jim Lynn era sempre col suo appoggio al 100%, ed i Pearsons e Gormleys ed i Dawsons ed altri furono concretamente al mio fianco dall'inizio alla fine.
Ma io penso che ogni possessore di cani Kotzebue volesse veder vincere Seeley e non gli importasse come. (La natura umana è così. Proprio mentre scrivo, milioni di arabi in tutto il mondo venerano e sostengono Saddam Hussein semplicemente perché è arabo, e nient’altro conta). La maggior parte dei nostri membri AMCA compresero che stavo lottando per salvare i loro cani così come i miei, e perciò mi furono alleati fedeli a quel tempo.
Ma a parte il processo e a parte alcuni di noi che vi erano coinvolti, gli appassionati di Malamute rimanevano per lo più dei fanatici di Kotzebue o di M'Loot e si guardavano l'un l'altro con la stessa fiducia e affetto che oggi vediamo tra gli ebrei e gli arabi nel Medio Oriente. Poiché avevo detto alcune cose belle su entrambe le linee, fui visto con sospetto da ambo i campi. Neppure vincere molto alle mostre mi aiutò.
Tu sai ed io so che i nostri cani sono più come nostri bambini che semplici proprietà. Questa esagerazione serve a rendere l’idea: tu mi batti nella collezione di francobolli ed io ammirerò la tua; tu batti il mio cane in una mostra ed io ti odierò per sempre - e probabilmente anche il giudice! Qualcosa di simile devi aspettartela, ma qualcos’altro durerà più a lungo e col tempo ti stancherà.
Cose come questa mi infastidirono: poco prima del processo, un potenziale cliente in California mi scrisse:
"Si è creata una situazione un po’ delicata. Un'altra allevatrice quaggiù vuole che noi prendiamo una delle sue cagne... Dopo aver visto la foto di Geronimo, le ho detto che volevo una sua figlia. Mi ha risposto con una vera e propria replica. Prima di sobbalzare fino al soffitto, mi lasci ripetere che mi piace Apache Chief e sono convinto che è il più bel Malamute che abbia mai visto - qualunque cosa dicano su di lui. Mi piace ancora e voglio una sua figlia. La sua lettera recitava "sono piuttosto bene informata sulle sue origini... la madre è un esemplare eccellente. (Nota dell'autore: quella era Kelerak). Il padre di Apache Chief è il cane del quale ho parlato, sotto il fuoco dell'AKC. Cosa vergognosa che una cagna della sua qualità sia stata incrociata con un cane di discendenza discutibile".
Non dissi mai nulla di quella lettera, ma è il genere di cose che è difficile da dimenticare; il tipo di comportamento che rende la passione per i cani meno gioiosa di quanto dovrebbe essere.
Sono sicuro che alcune di queste cose ancora circolano. Ma chi di voi è entrato nella nostra razza negli anni ’60 o successivi, ha trovato tutto già ben sistemato e non molto diverso dalla maggior parte delle altre razze. Può essere difficile per te capire cosa furono i primi giorni. Ecco perché ti sto raccontando questa storia.
Grandi cani come Geronimo e Takoma e Cherokee e Sioux distavano solo poche generazioni dall’"ignoto". Così furono continuamente calunniati da Eva Seeley e da altri, i cui cani all’”ignoto” erano anche più vicini. Loro usarono il termine "capostipiti" come se fosse applicabile solamente ai cani di Seeley. In realtà, Irwin's Gemo e Sitka ed i primi cani M'Loot furono anch’essi capostipiti.
Considera questo: Ch. Gripp Of Yukon, uno dei primi cani di Seeley ad essere registrato, era figlio di Yukon Jad e Bessie. Bessie è descritta come "una groenlandese" da nessun altro che Eva Seeley stessa nel suo libro, "Chinook and His Family".
Ciò che più importa, Yukon Jad nacque da Grey Cloud - un cane il cui proprietario, Frank Berton di Dawson, nel territorio dello Yukon, dichiarò che era "tre-quarti lupo".
(Ad onor del vero, le informazioni citate sono il risultato della ricerca di Richard Tobey, che, secondo me, conosce la prima parte della storia della nostra razza meglio di chiunque altro al mondo).
Adesso per favore cerca di capire, non si possono usare questi fatti per concludere che i cani di Seeley non erano Malamute. Ogni razza deve cominciare da qualche parte. I Malamute - indipendentemente dalla linea di sangue - risalgono tutti dall’”ignoto”. Il che non è affatto male se consideri che la maggior parte delle altre razze risalgono a cani noti di altre razze!
Poscritto
Un’annotazione finale. Anni più tardi - 1975? - squillò il telefono. Era Maxwell Riddle. Non conoscevo di persona quest'uomo, ma lo ricordavo come uno dei migliori e più famosi giudici di cani in America. Mi disse che stava lavorando con Eva Seeley alla stesura di un libro autorevole sull'Alaskan Malamute. Dissi, "mi sembra una contraddizione; per me "la sig.ra Seeley" e "autorevole" si escludono a vicenda. Considerando che lei sostiene che non ci sono Malamute eccetto i propri; evidentemente scriverete un libro molto corto!"
Il sig. Riddle disse che avrebbe sicuramente incluso i nostri cani Husky-Pak. Ecco perché stava chiamando; aveva bisogno di verificare alcuni dei fatti e delle cifre. Discorremmo a lungo e sono sicuro che sentì molte cose da me che non aveva sentito da lei. Mi chiese se ero disposto a metterne per iscritto qualcuna.
Un po' più tardi scrisse per ringraziarmi per il materiale che gli avevo spedito. "Quello che ho fatto", spiegò, "è di inserire un capitolo introduttivo di Eva Seeley ed un altro capitolo introduttivo di Robert J. Zoller". Aggiunse, "sto stampando quello che mi avete inviato, parola-per-parola... ".
Sorprendentemente, il libro di Seeley-Riddle fu pubblicato proprio in quel modo. Forse hai visto il libro e ti sei chiesta come questo sia potuto accadere. Anch’io me lo sono chiesto! Può essere che Seeley abbia alla fine deciso che le centinaia di campioni Alaskan Malamute registrati all'AKC dopo tutto erano davvero Malamute?
Lo scoprii....... anni più tardi, nel settembre del 1987, quando ricevetti un'altra lettera da Maxwell Riddle. Mi disse ciò che era accaduto.
"Dopo che il libro fu pubblicato", disse, "Eva Short Seeley si rifiutò di parlarmi di nuovo!"
Così, questo è ciò che accadde nella nostra razza Alaskan Malamute in quegli anni critici. Forse ti ho detto molto di più di quello che vuoi davvero sapere. Questa fu una vera avventura di vita e come è, quasi per tutti, la vita, fu a tratti un po' triste. Ma penso che si sia risolta bene alla fine - per chiunque ami questa razza e la voglia veder prosperare.
Guardando indietro, sono orgoglioso di quello che ho fatto per migliorare (e proteggere) la qualità dei Malamute di oggi. Non ci penso spesso, ma recentemente la cosa mi colpì quando Laura ed io decidemmo di entrare in una mostra di cani per la prima volta dopo più di dieci anni. Lì, a una certa distanza, adocchiammo un grande Malamute maschio. "Guarda", dissi io, "un cane Husky-Pak!" Ad ogni modo gli assomigliava; esaminandolo più da vicino decidemmo che era il miglior Malamute che vedevamo da molti anni. E non dovevo vedere il suo pedigree per sapere che questo magnifico cane non sarebbe mai nato se gli eventi che ho descritto qui fossero andati diversamente molti anni fa. E sono disposto a scommettere che è così per quasi ogni Malamute da primo premio negli ultimi venti anni!
Per me, l’esperienza con i Malamute fu molto simile alla mia partecipazione alla seconda guerra mondiale (non è una cattiva analogia, pensandoci); non avrei voluto perderla per nulla al mondo, ma non vorrei riviverla di nuovo!
Fine!


Dato che le opinioni differiscono, furono selezionati cani dall’aspetto diverso, etichettati come Malamute e allevati.
In New England trovammo i Kotzebue. Avevano le loro origini statunitensi soprattutto nell'allevamento di Arthur Walden, celebre come "Dog Puncher", addestratore dei cani per le spedizioni antartiche di Byrd, ma successivamente furono rilevati da Milton ed Eva Seeley e più tardi i discendenti furono registrati all'AKC. Anche gli altri cani importati dai Seeley assomigliavano a ciò che loro credettero fosse il vero Malamute.
Sparpagliati in altri posti c'erano gli M'Loot, allevati e selezionati da Paul Voelker, vicino a Marquette, Michigan. Voelker era un entusiasta che riuscì a vendere molti cuccioli ma non fu mai interessato alle mostre o all'AKC, così nessuno degli M'Loot fu registrato.
In Newbury, Vermont, noi vedemmo un vecchio cane chiamato Irwin's Gemo, pensammo che fosse il migliore esemplare che avevamo visto fino a quel momento. Un tempo di proprietà di Lowell Thomas, il famoso esploratore-annunciatore, Gemo (qualche volta "Gimo" o "Chimo") era stato mostrato a Westminster in Madison Square Garden ottenendo il migliore di razza, nel 1941. Comprammo suo nipote, un cucciolo chiamato "Kayak", ed imparammo che questi cani non erano né Kotzebue né M'Loot: non erano molti ed alcuni erano stati incrociati con la linea M'Loot. Il proprietario Dick Hinman aveva avuto alcuni dei suoi cani da Dave Irwin, un altro esploratore ed autore di "Da solo, attraverso la cima del mondo". Più tardi cominciai a chiamare questi cani Hinman-Irwin o "terza linea", anche se veramente non era una linea a tutti gli effetti, solo alcuni cani individuali (forse una famiglia) che non erano né Kotzebue né M'Loot.
In quei giorni la nostra qualità principale, io penso, fu un raro senso di obiettività. I Kotzebue e gli M'Loot avevano prodotto sostenitori fanatici che erano troppo occupati a calunniarsi l'un l'altro per saper guardare, ascoltare e imparare. Noi mantenemmo la mente aperta ed infine arrivammo a queste conclusioni:
I Kotzebue erano di buona tipologia, principalmente per le loro teste, musi, occhi, orecchi, espressioni e le buone proporzioni del corpo. Erano più uniformi che gli M'Loot, soprattutto di colore grigio-lupo, solitamente della stessa taglia e struttura. Posteriori generalmente buoni e cattivi anteriori - i toraci troppo larghi, gomiti sporgenti. La maggior parte di loro era inoltre molto più piccola di come, a nostro parere, il Malamute era o avrebbe dovuto essere.
Gli M'Loot avevano dimensioni migliori ma alcuni erano troppo slanciati e mancavano di sostanza. Buoni anteriori, molti di essi con cattivi posteriori; mancando di angolazioni, il portamento sembrava montato su trampoli. Tendenzialmente con orecchi grandi, musi lunghi. Una vasta gamma di colori, dal grigio chiaro al nero al bianco puro, il mantello di varia lunghezza; più lungo in alcuni cani, più corto in altri.
I Kotzebue erano meno aggressivi e più facili da controllare; gli M'Loot predisposti alla lotta, spesso difficili da gestire con gli altri cani.
In breve, gli M'Loot erano più grandi, più appariscenti e più impressionanti, ma avevano alcuni difetti caratteristici ed io avevo l’impressione che variassero notevolmente per tipo e qualità. I Kotzebue erano troppo piccoli, ma avevano il vantaggio dell'omogeneità e la loro qualità principale era la tipicità. Nell’insieme, assomigliavano di più al Malamute originale come noi lo intendevamo.
Concludemmo facilmente che l’incrociare con abilità queste linee, il combinare gli aspetti buoni e minimizzare i difetti avrebbe prodotto Malamute migliori che non l’allevare separatamente l’una o l’altra linea.

Comunque, la "terza linea" non poteva essere ignorata. Kayak, sfortunatamente, non divenne mai un altro Gemo. Il nostro secondo Malamute fu una delle migliori femmine M'Loot pure: divenne Ch. Husky-Pak Mikya Of Sequin. Poi fummo realmente fortunati. Vicino a Great Barrington, MA., trovammo un paio di cuccioli generati da un cane impressionante chiamato Alaska (successivamente Ch. Spawn's Alaska). Comprammo questa coppia di cuccioli (fratello e sorella), che fecero il campionato nazionale; erano Ch. Apache Chief Of Husky-Pak ("Geronimo") e Ch. Arctic Storm Of Husky-Pak ("Takoma"). Furono i più grandi vincitori del loro tempo e divennero pietre miliari nel progresso della razza.
Meglio di tutto, Geronimo e Takoma avevano i geni della "terza linea"; erano per tre quarti M'Loot, per un quarto l’altra linea che risaliva a Irwin’s Gemo e Hinman’s Sitka. Sitka, per inciso, fu una femmina forse migliore anche di Gemo. Io penso che meriti molto credito per i buoni risultati che si videro più tardi.
Geronimo e Takoma erano grandi come il più grande degli M'Loot ma con ossatura più pesante e proporzioni migliori; strutturalmente sembravano grandi Kotzebue. Buoni mantelli e colore ed un equilibrio complessivo eccellente. Le teste erano larghe. Le orecchie erano di grandezza e forma corretta e ben inserite sul cranio. Sapevamo che questa combinazione era superiore ed i risultati espositivi riuscirono a convincere molte altre persone.
Ma noi non eravamo completamente soddisfatti. Sentimmo che c'era bisogno di una terza linea per irrobustire il muso di quei cani e fissare il tipo. Così cercammo un Kotzebue di taglia adeguata ed arrivammo a Toro Of Bras Coupé, a quel tempo di proprietà di Earl e Natalie Norris di Anchorage, Alaska. Fortunatamente, Toro era negli Stati Uniti per essere mostrato da un handler specializzato. Toro aveva appena fatto il migliore di razza a Westminster. Lo portammo all'allevamento Husky-Pak e l’accoppiammo con Takoma, che produsse la nostra cucciolata "C".
Pensiamo che questa fu la più grande cucciolata nella storia della nostra razza. Cinque di questi cuccioli furono mostrati e tutti divennero campioni. Uno era Cherokee, e noi pensiamo che mai ci fu miglior Malamute: tre migliori di razza consecutivi alla National Specialty e tre volte consecutive premiato come cane dell'anno dell'AMCA. Non c'era alcun dubbio nella mia mente che avrebbe potuto fare il migliore di razza per altri due anni consecutivi alla National Specialty, per cinque anni di fila, se avessimo scelto di mostrarlo ancora. Ma decidemmo invece di mandarlo in pensione come gesto di buona sportività.
Cliquot, il cane raffigurato nel nostro emblema ufficiale dell'AMCA, fu il primo Malamute vincitore di un campionato e di un CDX. Fu anche Top Winner in New England. Cochise fu il migliore in California per qualche tempo ed il padre di Ch. Sno-Crest's Mukluk, il primo Best in Show della nostra razza. Comanche e Cheyenne, le femmine della cucciolata "C", furono vincitrici abituali che cominciarono la loro carriera nel 1953 alla National Specialty, dove, a 14 mesi, ottennero il titolo Winner Bitch, Reserve Winner Bitch e la loro madre Takoma il migliore di razza!
Comanche morì poco dopo. Cheyenne produsse due figlie che vinsero per tre National Specialty consecutive ottenendo il migliore di sesso opposto (BOS) ed entrambe sconfissero la maggior parte dei migliori Malamute maschi di quei tempi - incluso Ch. Mulpus Brook's The Bear, che fu il migliore di razza alla National Specialty del 1954 e miglior cane dell'anno.
Il sesto della cucciolata "C" era Chippewa, sicuramente un campione se non fosse stato per un piccolo dettaglio: il suo pardone, che non riuscii a convincere ad esporlo!
Il detto è, il Signore dà ed il Signore prende. La nostra cucciolata "C" ne fu l’esempio. Purtroppo, Arctic Storm (Takoma) e Comanche morirono di encefalite dopo aver partecipato nel dicembre 1953 alla mostra di Filadelfia, KC. Quando Takoma morì, i cuccioli prenotati erano più di quanti avrebbe potuto produrre in una vita intera. Comanche, di proprietà di Martha e Bob Gormely, fu una femmina con una struttura estremamente potente, grande testa, muso largo e pensai che sarebbe potuta diventare una fattrice veramente superlativa nel generare il tipo di Malamute originale. Che perdita!
Dopo questi tragici eventi, decidemmo che c'erano due modi per cercare di produrre una cucciolata simile alla "C". (1) Accoppiare Geronimo, il fratello di Takoma, con Cheyenne, la figlia di Takoma. e (2) comprare una figlia di Toro per accoppiarla sempre con Geronimo.
La cucciolata di Cheyenne produsse tre campioni incluso Ch. Husky-Pak Marclar's Sioux, BOS (di Cherokee) alla National Specialty sia nel 1956 che nel 1957, e Ch. Barb-Far's Marclar's Machook, BOS alla National Specialty del 1958, la nostra prima femmina a classificarsi al raggruppamento.
Sioux fu la miglior femmina della nostra razza, a meno che io abbia sbagliato qualche conto nei risultati espositivi dei recenti anni. Completò il Top Dog nella competizione nazionale contro i migliori cani di quei tempi, dalla sua prima mostra fino al suo pensionamento. E nessun'altra femmina ci arrivò mai vicino. L'unico maschio che non riuscì mai a battere fu Cherokee! Considera questo: Sioux finì il suo campionato in quattro mostre in un mese di tempo, vincendo su 55 Malamute diversi inclusi nove campioni! Cinquantacinque era un numero impressionante verso la metà degli anni cinquanta. Come Cherokee, anche lei avrebbe potuto vincere due o tre National Specialty in più, se avessimo deciso di mostrarla ancora.
La figlia di Toro era Ch. Kelerak Of Kobuk; proveniva direttamente da una muta di cani di Anchorage, in Alaska. I Norris ci avevano venduto un buon cane: noi la mostrammo alle due National Specialty dove ottenne il BOS (e dopo tutti questi anni parliamo ancora del suo meraviglioso carattere). L'accoppiamento con Geronimo produsse tre eccellenti campioni. Erok fu il Malamute più giovane a qualificarsi al raggruppamento e un vincitore e uno stallone notevole in California. Echako fu considerato il miglior Malamute del 1960 (Phillips System), detenne il record dei piazzamenti al raggruppamento (e probabilmente lo mantiene ancora su base percentuale) e fu anche migliore di razza a Westminster nel 1960. A parte la sua prima mostra da cucciolo, Echako non fu mai sconfitto da altri Malamute!
Eagle era il migliore dei tre, ma arrivò quando ormai avevamo perso interesse per le mostre. Lo mostrammo solamente qualche volta e dunque mai poté dimostrare ciò che avrebbe potuto fare. Tuttavia, fu migliore di razza a Westminster nel 1958, ottenne il premio come miglior cane del mondo per i risultati complessivi delle sue mostre e nei raggruppamenti sconfisse diversi detentori di record di altre razze da lavoro per numero di piazzamenti. Io penso che Eagle sia stato il Malamute dall’andatura più bella (con la miglior falcata) che io abbia mai visto.
La nostra cucciolata Husky-Pak "E" fu probabilmente la prima e forse l'unica nella nostra razza a produrre tre fratelli tutti classificatisi al raggruppamento (cosa difficile per qualsiasi Malamute in quei giorni) e due a vincere il migliore di razza a Westminster.
I risultati espositivi giocano un ruolo determinante nello sviluppo di tutte le razze poiché ci si aspetta che i giudizi siano dati da terzi, competenti e imparziali. Di solito è così (o è quello che si può sperare in questo mondo imperfetto), eccetto in razze relativamente sconosciute come era la nostra negli anni cinquanta. In questo caso non sempre ci furono giudici esperti. Il giudizio era una questione d'opinione, si commettevano errori, probabilmente molto più spesso che in altre razze più note. Io mostrai con tanti giudici diversi che stavano vedendo i Malamute per la prima volta. Ma questo fa parte del gioco e c’è poco da fare.
Quindi alcune sconfitte o alcune vittorie non dicono molto; un consistente numero di vittorie è ciò che conta. Il perdersi in considerazioni sulla qualità della gara e su chi batte chi è spesso indice di qualità relativa.
Prima del 1953, con alcune eccezioni, la competizione tra Malamute era principalmente locale o regionale. All’inizio del 1953, alle National Capitol e Harrisburg Shows si raccolsero i Top Dog regionali e per la nostra razza iniziò la competizione a livello nazionale. Poi, nell’ottobre del 1953 ci fu la prima National Specialty in Rye, New York.
In queste più grandi ed importanti mostre di quei tempi, i risultati furono significativi. Geronimo fu vincitore sia alla National Capitol che ad Harrisburg. Takoma venne a vincere la Specialità dopo due anni di ritiro, superando i migliori cani e cagne di quell'epoca. Suo fratello Geronimo fu migliore del sesso opposto (BOS) e tre dei suoi cuccioli di 14 mesi vinsero quasi tutto il resto: WD, WB, RWB, BW! (nel giudizio per il migliore di razza, il concorrente principale di Takoma e Geronimo fu il loro padre, Ch. Spawn's Alaska).
Con il finire dell’anno, dopo la mostra di Filadelfia, a dicembre, le vittorie erano diventate un affare di famiglia - il messaggio era chiaro e tondo: l'incrocio delle linee aveva prodotto Alaskan Malamute superiori.
Se hai bisogno di altre prove, considera questo: alle National Specialty in sette anni (1953 - 1959), tutti i sette che furono migliori di razza e cinque migliori del sesso opposto erano cani con geni della "terza linea" (la nostra Kelerak, un puro Kotzebue, fu vincitrice degli altri due migliori del sesso opposto).
Nel 1955 l'AMCA selezionò i "Top Ten" della nostra razza ed otto erano cani nati da incroci delle tre linee. Toro e Kelerak erano gli altri due, puri Kotzebue. Nessun M'Loot puro (nove dei "Top Ten", per inciso, erano parte integrante o risultato del programma d’allevamento Husky-Pak!).

Avevo anche deciso di non fare nomi. Dopo trent'anni è molto difficile dire che una zappa è una zappa, perché le cose possono apparire in modo differente. Può sembrare anche un attacco ai vecchi nemici che non ci sono più per potersi difendere. Io ti assicuro che non è affatto così; mi convinsi semplicemente che, alla fine, l'intera storia doveva essere raccontata. Per molti anni alcuni degli eventi bizzarri furono nascosti per non urtare le suscettibilità e cercare di mantenere il più possibile l'unità all'interno del nostro Club.
In breve, io penso che questa è la cosa corretta da fare. Quindi io ho deciso di riscrivere la storia con: nomi, date, luoghi, persone e cani - tutto il più dettagliatamente possibile.
E' importante dire alcune cose chiaramente prima di cominciare. La prima cosa è che non porto acredine a nessuno dopo tutti questi anni. Neanche un poco. In quei giorni c'erano buone ragioni per essere indignato in molte occasioni anche se non penso di esserlo mai stato realmente. Non pensare che con questa asserzione io stia proponendo la mia candidatura alla santità, ti assicuro che non sono un santo. Sono umano. Sanguino quando mi pungo ed io sanguinai per molte pugnalate inferte in quei primi anni. Mi fecero davvero perdere le staffe a volte, ma recuperai velocemente - per varie ragioni.
In primo luogo per mia natura non riesco a portare rancore. Sono un combattente e sospetto di non essere stato meno ostinato della maggior parte delle altre persone della nostra razza. Ma non ho mai creduto che gli altri debbano essere d’accordo con me per meritare il mio rispetto o amicizia (sono stato un Democratico circondato da Repubblicani tutta la mia vita!).
In secondo luogo, dopo la sorpresa iniziale, molto di quello che vidi “venir fuori” dal New Hampshire a quel tempo era così sfacciato da sembrare in parte divertente e davvero affascinante nell’insieme, se l’osservavi da vicino. Dovevi vederlo per crederlo.
Più importante di tutto, penso che non sia stato poi così difficile per me mostrare qualche generosità di giudizio, poiché, alla fine, ho finito con il vincere tutte le battaglie, quanto meno quelle davvero importanti.
Non era sempre facile, credimi. Molte volte sinceramente ebbi timore per il bene della nostra razza. Io ero relativamente giovane, non molto conosciuto nel giro della nostra razza o nel mondo dei cani di razza in generale e stavo sfidando persone di un certo peso. Come molti altri nuovi arrivati nel meraviglioso mondo dei Malamute, fui un po’ “strapazzato” nei miei primi contatti con chi era “addentro alle cose”. Ma io imparo velocemente e riuscii a sistemare le cose in breve tempo. Dopodiché, fu soprattutto una questione di lavoro duro.
Il secondo punto prima di cominciare è che, di quello che dirò, alcune saranno opinioni e altre saranno fatti ed io spero che non verrà fatta confusione o che non ci saranno malintesi. Dovrebbe essere chiaro a tutti che quando dico "il nostro Cherokee fu il miglior Malamute di sempre", questa è un'opinione. Mentre vi sono parecchie prove per sostenere questa tesi, è molto evidente che non c'è alcun modo per fare un confronto con nessuno dei grandi campioni che si sono succeduti venti e trenta anni più tardi.
D'altra parte molte cose che scriverò saranno davvero fatti: i risultati di gara dei cani della "terza linea"; gli eventi che hanno dato luogo ai cambiamenti nello standard; le accuse e contro-accuse e il risultato dello storico processo "Seeley vs. Zoller" all'AKC. Molte cose sono ben documentate negli archivi ufficiali, alcune sono soggette a verifica da persone che sono ancora vive e che sono bene informate riguardo gli eventi descritti.
Comunque, in qualche caso, presenterò fatti che non posso più provare, forse perché non furono mai registrati ufficialmente, o perché dopo tanti anni le lettere o altro andarono perdute, o perché non ci fu mai l'intenzione di conservarle. In questi casi puoi prendere la mia parola per vera, o no. Sono fatti, nondimeno (puoi essere certa che io capirò se troverai alcuni di questi fatti incredibili. Se fossi al tuo posto non sono sicuro che ti crederei).
Detto questo, arriverò al punto e ti racconterò la mia storia. E' la storia sui giorni dei Kotzebue e gli M'loots e i nostri Husky-Pak. Da dove proviene la nostra razza e come arrivò a quella che è oggi.
Riguarda quei pochi anni in cui opinioni diverse hanno condotto a disaccordi vigorosi, a scelte di campo e battaglie amare su come l'Alaskan Malamute è e come dovrebbe essere; riguarda quella politica singolare e altalenante della registrazione all’AKC, il cambiamento dello standard; riguarda la conduzione del Club e le sue modalità. Riguarda il processo che ha determinato in modo conclusivo ciò che è stata la nostra razza da quel momento in poi. Questa è la prova di quanto furono realmente determinanti quegli eventi per la nostra razza.
Pressoché tutti i Malamute registrati oggi in qualche modo sono legati agli eventi accaduti, in un periodo relativamente breve, più di trent'anni fa. Se le cose fossero andate diversamente la nostra razza sarebbe molto differente oggi!
I Malamute sono per lo più un prodotto dell'evoluzione, così sono stati per molto, molto tempo. I primi esploratori scrissero che i cani degli indiani Malamute dell’Alaska erano più grandi, più forti, più belli e più docili con le persone degli altri cani nordici che loro avevano visto. Ma la razza rimase virtualmente ignota per molti anni. Prima che l'AKC riconoscesse i Malamute come una razza distinta nel 1935, essi furono accomunati a molti altri cani denominati "cani eschimesi."
Non accadde molto prima e durante la seconda Guerra Mondiale. Ma alla fine degli anni '40 e nei primi anni '50 molte persone cominciarono ad interessarsi, tutte più o meno nello stesso periodo. Il periodo in cui la storia dell'Alaskan Malamute moderno cominciò realmente.
Io vidi il mio primo Malamute in un Club senza pretese per ufficiali della marina militare americana in New Foundland nel 1941. Impressionato, decisi di imparare di più su quei cani, un giorno o l'altro. Quando "un giorno o l'altro" arrivò nel 1947, mia moglie Laura ed io cominciammo la nostra ricerca. Leggemmo tutto ciò che riuscimmo a trovare (non c'era molto da essere trovato comunque). Ci innamorammo della razza, andammo a New York e parlammo con l'AKC, scrivemmo dozzine di lettere (forse centinaia) e guidammo per migliaia di miglia per vedere quasi ogni Malamute che riuscimmo a localizzare.
C'erano così pochi cani da vedere, così poche informazioni scritte su di loro, così poche persone che conoscevano bene la razza che noi fummo doppiamente interessati. Sentimmo che c'eravamo imbattuti in qualche cosa di raro, bello e virtualmente ignoto.
Nella nostra ricerca vedemmo molti Malamute che non erano Malamute, alcuni neanche lontanamente. Qualsiasi possessore di un cane nordico aveva una storia da raccontare e nessuna delle storie era simile (certe volte non erano neanche d'accordo su come si scrivesse "Malamute"!). Spesso i pedigree erano scritti a mano ed erano difficili da decifrare e frequentemente venivano fraintesi. Imparammo presto che la maggior parte delle persone che avevano a che fare con lo sleddog non erano molto capaci di tenere i registri e di solito non conoscevano realmente la nostra razza.
Era come vivere in un giallo e noi eravamo gli investigatori che tentavano di ordinare gli indizi, separare i fatti dalla finzione, i buoni dai cattivi ed in qualche modo arrivare alla verità.
Ci volle molto lavoro ma alla fine imparammo e applicammo ciò che avevamo imparato in un programma limitato d'allevamento. Accentuo la parola "limitato"; oggi molte persone restano sorprese quando apprendono che i numerosi primi posti ai campionati nazionali e i brillanti risultati di razza furono raggiunti dagli Husky-Pak con una manciata di cani e che noi facemmo solamente dodici cucciolate in 12 anni e ½, prima di finire!
I nostri cani vinsero tutto ciò che c'era da vincere. Questo mi rese molto impopolare con una gran quantità di gente; ma ci aiutò a sviluppare la credibilità e diede luogo ad un seguito di brave persone che ci sostennero e divennero importanti per il loro originale contributo.
Dal caos quasi totale alla fine degli anni '40, ci vollero meno di 10 anni per stabilizzare la razza in modo sicuro; realizzare un Club nazionale di razza attivo, in crescita e democratico, ed un nuovo standard che funzionasse bene e con il quale tutti potessero convivere per molti anni a venire.
La missione fu portata a termine, il nostro compito era finito e seguimmo altri interessi; lasciammo continuare ad altri ciò che avevamo lasciato.
In un certo senso, Husky-Pak finì il 16 luglio 1968, il giorno in cui "Eagle", il nostro ultimo Malamute, morì. Ma in realtà noi chiudemmo bottega nel 1962 quando l'ultimo cucciolo della nostra cucciolata "M" fu venduto (in caso tu stia contando, noi non abbiamo avuto una cucciolata "F"). Quindi sono passati molti anni da quando fummo attivi in qualche modo. Straordinario, ancora ci arrivano lettere, alcune dall'estero. Sono belle lettere che parlano dei grandi cani Husky-Pak degli anni '50 e molti ci dicono che nel frattempo non c'è stato niente di paragonabile a loro. Siamo molto grati per essere ricordati dopo tutti questi anni.

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