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Le malattie da zecche nel cane

Le zecche non sono insetti, ma strette parenti dei ragni e per questo motivo sono dotate non di sei, ma di otto zampe. Sulla prima coppia di queste presentano il cosiddetto organo di Haller, che assieme ad altri peli con funzione tattile percepisce un complesso di stimoli termici, meccanici e chimici che permettono al parassita di individuare l’ospite.
Ipostoma
L’assunzione di sangue avviene attraverso un organo di puntura ed ancoraggio, detto ipostoma, che viene conficcato nella pelle dopo che questa è stata lacerata con i cheliceri.
L’ancoraggio è estremamente tenace per due motivi: il primo è che l’ipostoma è dotato di uncini rivolti all’indietro, che fanno presa sui tessuti dell’ospite; il secondo è che una volta attaccata, l’appendice buccale secerne una sostanza adesiva che la salda ai margini della ferita.
Questo fatto, unito alla relativa fragilità del resto del corpo, fa sì che in mancanza di una particolare dimestichezza o di strumenti appositamente studiati, sia piuttosto difficile estrarre una zecca senza rischiare di lasciare l’ipostoma conficcato nella pelle.
La soluzione, senza bisogno di correre dal veterinario, sta…nell’ubriacare la piccola bastarda. Un batuffolo di cotone idrofilo imbevuto di alcool è tutto quello di cui abbiamo bisogno per convincere la succhiasangue che in quel posto non è desiderata: basta premerlo dolcemente sulla zecca per un paio di minuti ed ecco che la presa dell’ipostoma diventerà molto meno tenace, permettendoci di estrarre l’intero animaletto dopo averlo ruotato su sé stesso per un paio di volte senza tirare, anche se l’operazione risulta decisamente più semplice utilizzando un’apposita pinzetta.
Il problema maggiore dell’infestazione da zecche non risiede però nel loro brutto vizio di succhiare il sangue, ma nel fatto che possono rappresentare per i nostri cani un’importante veicolo d’infezione per alcune gravi malattie, che ora vedremo nel dettaglio:

Lyme disease (borreliosi di Lyme)
La malattia, che può colpire anche l’uomo, è causata da una spirocheta chiamata Borrelia burgdorferi ed interessa anche altri mammiferi ed uccelli. Viene trasmessa attraverso la puntura di zecche del genere Ixodes (ne esistono di molte specie, generalmente legate alle varie aree geografiche), ma pare che possa venire veicolata anche da zecche di altri generi.
Diverse forme di ixodes
E’ tipica di alcune zone degli Stati Uniti e dell’Europa Centrale, ma è presente anche in Italia.
Dopo un periodo d’incubazione molto lungo (solitamente da due a cinque mesi), l’esordio avviene con innalzamento della temperatura fino a 40-41°C, calo dell’appetito, stanchezza, ingrossamento dei linfonodi periferici; a questi sintomi del tutto aspecifici, ovvero non indicativi di una particolare malattia, se ne associa però uno piuttosto tipico: la poliartrite. Il cane manifesta dolori articolari e spesso si può notare un ingrossamento bilaterale delle articolazioni di carpo, gomito, tarso e ginocchio.
La diagnosi si basa su una combinazione di anamnesi (cane frequentemente punto da zecche nei mesi precedenti i sintomi), segni clinici e test sierologici (che però non danno sempre risposte certe).
La terapia, anch’essa a volte necessaria per giungere alla diagnosi definitiva, è a base di antibiotici come ampicillina, doxiciclina e tetraciclina, somministrati per almeno tre settimane.

Ehrlichiosi canina
E’ una malattia sostenuta da una rickettsia chiamata Ehrlichia canis, un microorganismo che parassita le cellule mononucleate del sangue.
Viene trasmessa attraverso la puntura di zecche del genere Rhipicephalus.
La sintomatologia prevede anemia, depressione, letargia, perdita di peso, febbre, ingrossamento dei linfonodi e tendenze emorragiche con petecchie, ecchimosi ed epistassi. Sono segnalate anche alterazioni oculari (uveite anteriore e/o posteriore), problemi nervosi, zoppie ed insufficienze epatiche e renali.
Il decorso della malattia è decisamente variabile, dato che può attraversare fasi da acute a croniche e comprendere anche lunghi periodi di quasi totale assenza di sintomi clinici. Nel pastore tedesco, purtroppo, si assiste spesso ad una cronicizzazione dell’infezione con esito letale.
La diagnosi viene formulata a seguito di specifici test di laboratorio (IFA, Western Immunoblotting, PCR), associati ad analisi volte alla ricerca di specifiche variazioni di alcuni parametri dei valori dell’emocromo e della coagulazione.
Anche qui la terapia è efficace, a patto di intervenire prima che la malattia abbia debilitato eccessivamente l’organismo colpito. Si basa sull’utilizzo di antibiotici quali la tetraciclina, la doxiciclina ed il cloramfenicolo.

Dermacentor
Molto diffusa in Europa, è sostenuta da Babesia canis, un protozoo veicolato da zecche dei generi Rhipicephalus e Dermacentor, che parassitano i globuli rossi causando anemie emolitiche di gravità variabile.
La patologia è purtroppo di frequente riscontro nei cani alloggiati nei canili, probabilmente a causa della presenza di un elevato numero di esemplari in poco spazio, mentre alcuni Autori sostengono che questa malattia sia particolarmente frequente nei levrieri.
Come quasi tutte le altre patologie protozoarie, la sintomatologia e la gravità sono dipendenti dalla reazione del sistema immunitario del cane. Dopo un periodo di incubazione variabile da dieci giorni a tre settimane, i reperti dell’esame clinico degli animali colpiti dalla forma acuta sono solitamente non specifici ed includono febbre elevata e mucose pallide, mentre petecchie, ittero ed ingrossamento di fegato e milza sono occasionali. Quando si presenta in forma cronica, la babesiosi causa invece febbre intermittente, perdita di peso ed anoressia.
La diagnosi di laboratorio viene eseguita con test IFA di buona attendibilità.
La terapia ha risultati variabili in relazione allo stato immunitario dell’animale ed è basata su diminazene aceturato, fenamidina isetionato ed imidocarb, tutti farmaci caratterizzati da notevole tossicità sia locale che sistemica, quindi possibili cause di numerosi effetti collaterali.
Credo di avervi terrorizzati a sufficienza, ma sono convinto che un minimo di terrorismo sia necessario per evitare l’evitabile ai nostri cani. Vediamo perciò come prevenire queste malattie, ricordando che così come una rondine non fa primavera, una zecca non fa malattia…ma se Pucci non la prende del tutto, è meglio!
Innanzitutto un dato: è dimostrato che una zecca infetta comincia a secernere saliva (con funzione anticoagulante ed anestetizzante) non prima di due ore dal momento in cui inizia a succhiare e che questa secrezione raggiunge il suo massimo in circa settantadue ore.
Ora, dato che eventuali microorganismi si trovano proprio nella saliva, è chiaro che la possibilità di contagio da parte di una zecca infetta è inversamente proporzionale al tempo che un eventuale antiparassitario impiega a far secca la zecca stessa: più rapido è l’antiparassitario, meno schifezze la zecca attaccherà al cane.
E questo è il fulcro del discorso: trattate i vostri cani.
Trattateli quando vedete zecche in giro, ma trattateli anche se non ne vedete, per evitare che ne prendano.
Di prodotti validi in giro ce ne sono tantissimi: dagli spot-on che associano la profilassi antifilaria alla protezione dai parassiti esterni, ai classici collari impregnati; dagli spray alle soluzioni utilizzabili anche negli ambienti frequentati dal cane.
Chiedete al vostro Veterinario come prevenire le infestazioni da zecche, tempestatelo di domande finché non vi sarà tutto chiaro…e non fatevi bastare il foglietto illustrativo del primo antiparassitario trovato al supermercato.


Babesiosi canina (piroplasmosi)

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