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LEISHMANIOSI

Le leishmaniosi sono malattie sostenute da parassiti appartenenti ai protozoi. L'agente principale della leishmaniosi nelle aree mediterranee è la Leishmania infantum un parassita in grado di colpire soprattutto il cane, ma spesso anche gli esseri umani.

Vie di contagio

La leishmaniosi viene veicolata in Europa dalla puntura del Phlebotomus papatasi, comunemente chiamato pappatacio, insetto simile allazanzara, mentre nel nuovo mondo è trasmessa da flebotomi del genere Lutzomyia. Il pappatacio colpisce principalmente da maggio ad ottobre e preferibilmente dal tramonto all'alba. È presente in tutto il mondo, tranne, a quanto pare, in Australia, ma principalmente si trova in aree vicino al mare o nelle zone tropicali.
Le numerose segnalazioni degli ultimi anni di casi di leishmaniosi canina provenienti da aree tradizionalmente ritenute indenni (anche dell'Italia settentrionale), debbono portare alla conclusione che - in pratica - non esistono zone, comunemente abitate, che possano essere considerate completamente sicure. Infatti se fino al 1989 il Nord Italia era considerato praticamente indenne dalla leishmaniosi canina, oggi esistono dei focolai accertati in Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte ed altri probabili in Trentino e Lombardia (Natale, 2004). In Piemonte sono state accertate tre differenti aree in cui la leishmaniosi canina è endemica (Torino, Ivrea, Casale Monferrato), con una sieroprevalenza che va dal 3,9% al 5,8%. È stato identificato anche un possibile focus instabile in Valle D'Aosta: in quest'area montuosa non erano mai stati segnalati flebotomi in precedenti stazioni di cattura. In queste aree la colonizzazione può essere avvenuta spontaneamente dalle zone costiere o in seguito agli aumentati movimenti di persone dalle aree mediterranee in cui abbondano i flebotomi. In queste aree del Piemonte e della Valle D'Aosta la presenza stagionale dei flebotomi va dalla seconda metà di maggio a settembre. In base ad analogie climatiche e caratteristiche ambientali si può anche prevedere che la diffusione della malattia s'estenderà nel prossimo futuro ad altre zone dell'Europa centrale.
Questa malattia colpisce il cane punto dall'insetto infetto e porta a sintomi piuttosto gravi. Un cane risultato positivo al test può tuttavia vivere per molto tempo prima di manifestare sintomi, ma può comunque diffondere la malattia. La leishmaniosi, inoltre, è un'antropo-zoonosi, cioè una malattia trasmissibile, in alcune particolari condizioni, anche all’uomo (vedi leishmaniosi umana).
Molto importante è tenere presente che la leishmania non viene trasmessa direttamente da cane a cane o da cane a persona: il protozoo infatti, per diventare infettante, deve prima compiere nel flebotomo una parte del proprio ciclo biologico. La vicinanza o il possesso di un cane infetto comportano dunque un rischio epidemiologico per l'uomo del tutto risibile, visto che in una zona endemica saranno molti milioni i pappataci infetti potenzialmente in grado di pungere.

Sintomi

La leishmaniosi può manifestarsi con una serie di sintomi che possono presentarsi assieme o singolarmente. Alcuni animali possono presentare prevalentemente la sintomatologia cutanea della malattia, in altri vengono colpiti gli organi interni, altri ancora manifestano sintomi di entrambi i tipi. La sintomatologia e i segni clinici possono pertanto essere, nei casi non conclamati, multiformi e talvolta difficili da inquadrare.
La sintomatologia "classica" della leishmaniosi comprende:
  • Dermatite secca esfoliativa tipo forfora
  • Perdita di peso in modo più o meno rapido.
  • Alopecia ovvero perdita di pelo intorno agli occhi, sulle zampe, sul dorso.
  • Lesioni alle orecchie le quali perdono pelo e manifestano vere e proprie ulcere sanguinolente.
  • Perdita di sangue dal naso (epistassi) dovuta a ulcere nella mucosa orale, in cui sono presenti i parassiti.
  • Crescita accelerata delle unghie (onicogrifosi).
a carico della pelle si può talora osservare una dermatite esfoliativa con forfora.
  • Dolori articolari compreso anche mal di schiena: il cane se ne sta spesso immobile in piedi, tenendo la testa bassa per cercare sollievo.
  • lesioni oculari, dovute a una uveite e iridociclite.
  • A livello viscerale si riscontrano danni renali, in correlazione ai quali compaiono, col procedere della malattia nei successivi gradi di disfunzione renale: polidipsia, poliuria, anoressia, vomito, diarrea, ulcere orali, sino ai segni neurologici e al coma uremico.


Ciclo vitale del parassita Leishmaniosi. Fonte: CDC

Diagnosi

La diagnosi viene effettuata sul sangue, sull'urina, su prelievi citologici di linfonodi, midollo osseo e milza. Il sangue viene valutato quali-quantitativamente nelle sue componenti cellulari (esame emocromocitometrico), in quelle proteiche plasmatiche (elettroforesi) e dal punto di vista immunologico, alla ricerca degli anticorpi indicanti il contatto col parassita (immunofluorescenza) o del parassita stesso (PCR); dall'esame del siero si ricavano informazioni sulla funzionalità degli organi interni, specie fegato e reni. L'urina dà informazioni sulla funzionalità renale, valutatone il peso specifico, il contenuto in proteine, le cellule presenti. Sul midollo osseo, milza ed i linfonodi si ricerca la presenza del parassita tramite esame microscopico e PCR.

Terapia

Non esiste ancora una cura definitiva per la leishmaniosi, tuttavia la terapia riesce a rallentare il suo decorso, se non a bloccarlo. Cani che reagiscono molto bene alla cura possono continuare a vivere anni senza più manifestare i sintomi della malattia. Tuttavia sono possibili delle ricadute e per questo motivo in genere si effettuano esami periodici e si somministrano i medicinali in caso delle ricadute. I farmaci che hanno maggior successo sono quelli a base di antimoniali, come l'antimoniato di metil-glucamina, che è considerata la terapia d'elezione, ma sono attivi parzialmente anche il metronidazolo e alcuni chinoloni. Un nuovo farmaco, usato finora in medicina umana, è la Miltefosina. È il primo farmaco autorizzato in veterinaria per l'uso sulla Leishmaniosi somministrato per via orale nel cibo per 28 giorni. La sua tossicità renale è nulla e la sua efficacia - secondo la ditta produttrice - è sovrapponibile all'utilizzo degli antimoniali. È fondamentale per un successo terapeutico, inquadrare il cane in una delle classi di malattia, in dipendenza del grado di coinvolgimento della funzionalità renale, dell'alterato rapporto tra albumine e globuline, e instaurare una terapia a dosi variabili e per periodi sufficientemente lunghi da permettere al sistema immunitario del cane di prevalere sul parassita.

Profilassi

Non essendo ancora stato prodotto un vaccino, la profilassi per il cane non può limitarsi ad altro che alla protezione dagli insetti con collari repellenti a base di piretroidi sintetici come la deltametrina e la permetrina e sostanze naturali (aglio) che hanno dimostrato in test e ricerche scientifiche un elevato potere antifeeding sul flebotomo vettore. Poiché il pappatacio vive tra l'erba e colpisce soprattutto di notte, è meglio non far dormire il cane in giardino almeno nelle aree geografiche più colpite dalla malattia. La lotta ai flebotomi può essere condotta principalmente attraverso due tipi d’intervento: il primo prevede misure di protezione contro la puntura dei flebotomi; il secondo, teso a ridurre significativamente la densità di questi insetti, implica l'uso di insetticidi e/o operazioni di bonifica ambientale atte ad eliminare le cause favorenti il loro sviluppo larvale, in particolare in aree urbane e peri-urbane. Misure da prendere per la protezione individuale e collettiva in zone endemiche per leishmaniosi, oltre l'uso di repellenti, sono l’utilizzo di zanzariere a maglie molto fitte applicate a finestre e porte e l'evitare di soggiornare all'aperto durante le ore notturne nella stagione calda.

La leishmaniosi nei canili sanitari e rifugi

Le zoonosi veicolate da insetti di varie specie costituiscono uno dei maggiori problemi sanitari per la gestione di canili pubblici o privati; alcune di queste malattie, infatti, oltre a causare danni all’animale colpito con i conseguenti costi per le cure e la profilassi, possono essere veicolate anche all’uomo ed in alcuni casi con forme così virulente da causare il decesso dei soggetti colpiti. Consegue la necessità nell'ambito del canile di proteggere, per quanto più possibile, i cani, ricoverandoli in modo automatizzato - nell'intervallo giornaliero favorevoli all'attacco dell'insetto - in ambienti abitabili nei quali però il pappataci, segnatamente le femmine, non possano entrare fisicamente, e/o che ne sia efficacemente scoraggiate, e qualora, per avventura, vi si fosse introdotto non possa assolutamente uscirne vivo. Occorre quindi realizzare nella "zona notte" del canile destinato ai cani ospiti del canile, nel lasso di tempo nel quale è in genere prevista l'attività' del pappataci, un ricovero di caratteristiche tali da assicurare le condizioni di cui sopra adottando inoltre, all'esterno di tale ricovero già protetto, soluzioni che già di per se scoraggino l'avvicinarsi dell'insetto. Esistono in commercio appositi Box per cani " Box Brevettati per cani " e gatti attrezzati per la prevenzione e il controllo del veicolo di malattie infettive.

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