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La chiave del cuore.


Ecco un bell'articolo sul rapporto con i nostri amici a "4 zampe" trovato in rete. Ottimo spunto per una riflessione sulla relazione uomo-cane.

Addestrare e interagire. Stona! Perdonatemi, non ne voglio fare una polemica, ma, il primo termine è poco attinente con il rapporto che l’uomo ha, o dovrebbe avere, con il cane. A volte sento affermare, “Gli manca la parola!” , ed io penso tra me, “Per fortuna!”. Anche io, che ho fondato la mia vita nel rapporto con questo nobile e sincero amico, mi trovo spesso ad usare tale vocabolo, “addestrare”, oramai diventato parte del gergo comune, e come tanti altri pronunciato senza riflettere del suo vero significato. Un cavallo si addestra, e per loro molte volte si parla di “doma”, (altro atroce termine), ma non il cane. Lui stesso inorridisce deluso di fronte a tale affermazione. Interagire è di sicuro più attinente, più appropriato, ma io preferisco dire semplicemente “vivere con”.
SimoneG&GDeBeauvoire
Siamo stati così ipocriti da definirlo il “nostro Amico”. Pensate ad una persona che vi è vicino, uomo o donna che sia, e che condivide con voi la vita, le cose di tutti i giorni. Ebbene, riflettendo sulla possibilità di rendere compatibili le vostre esistenze, quelle di due individui diversi, con punti di vista e abitudini che non coincidono e che necessitano di “modifiche” per raggiungere la necessaria sintonia, provate a definire il vostro tentativo di ottenere tutto ciò, come un “addestramento”. Pura ipocrisia! Paragone che per alcuni aspetti non si adatta a quanto vogliamo analizzare: il cane non è un uomo, ( e manco lo vuol essere ! ), ma di sicuro merita quell’appellativo che noi stessi gli abbiamo affibbiato, “Amico”. Il cane ragiona, riflette, ricorda, sogna, prova emozioni, e sentimenti. La differenza con noi è che non è capace di avere rancori, odio, ed egoismo nei nostri confronti. Si sente “cane”, e l’uomo per lui è sempre quello che milioni di anni fa lo ha accolto nell’accampamento per sfamarlo in cambio dell’aiuto che lui stesso poteva donare verso l’essere umano. Cognizione, spirito sociale, nella felicità di aver trovato il giusto ruolo, di aver trovato un Amico. Noi siamo parte della loro vita, come loro della nostra. Da sempre e per sempre. Che non si confonda questa affermazione con il tentativo di voler “umanizzare” il cane, sarebbe una sciocchezza ed un danno: il cane è “un cane”, e tale deve restare.
Siamo così stupidi da attestare soventemente, “vita da cani”, quasi ad offendere questo nobile animale, oppure dire, (mi ripeto), “gli manca la parola”. Pensate che vantaggio. Riflettete al caso nel quale i cani potessero parlare, quante ne potrebbero dire nei nostri confronti e quanti di noi sarebbero umiliati di fronte a tutto ciò. Lui non ha bisogno della parola, si esprime bene pur non avendo questa possibilità. E’ sufficiente riuscire capire. E poi, non ultimo, la facoltà di esprimersi a voce a volte comporta il parlare a sproposito, e l’uomo non disdegna di dire anche ”sciocchezze”.
Ho parlato con un Amico poco tempo fa, un allevatore, e quando gli ho chiesto che cosa rappresentavano per lui i suoi cani, la razza che alleva, in una parola mi ha detto: “filosofia”! Premesso tutto ciò, vorrei affrontare questo argomento, senza voli pindalici, ma nella più seria razionalità. Interagire significa “vivere”, questo è il termine giusto, e qualsiasi professionista serio che si dedica a questa attività lo comprende benissimo. Io non l’ho mai fatto per “professione”, la mia vita con i cani è puramente un condividere ogni suo attimo, nel rispetto dei ruoli, li allevo e loro mi hanno regalato amicizia incondizionata. Il cane ci riconosce come un “leader”, e preferisce, (è cognizione), condividere la sua esistenza con noi, per comodità ma soprattutto affetto, e sa perfettamente che la collaborazione rende più facile la sua vita. Per tale motivo è spinto a fare le cose che a noi fanno piacere, è felice di vederci contenti e di ricevere le nostre attenzioni e cure. Mai lesinare le carezze. In qualsiasi situazione, insegnare al cane significa fargli capire cosa vogliamo da lui, e che siamo contenti che lo faccia. Nessuna imposizione, ne tanto meno la volontà di fare in modo che lui esegua un esercizio in modo accademico, rigido, ma piuttosto interagire con la sua mente, con il suo cuore. Sarà lui a capire ciò che vogliamo, lo farà spontaneamente e pago della nostra soddisfazione. Occorre affetto, rispetto, e pazienza. Lo scopo è quello di guadagnare la sua fiducia e comprendere quali sono i limiti e fin dove si può arrivare. Un pò come se avessimo di fronte una serratura, il suo “io interiore”, e dovessimo cercare la chiave per aprire. Trovata questa, quello che viene definito “addestrare” assume il vero aspetto, quello più appropriato cioè di “interagire”, e condividere con il nostro amico e alleato le nostre passioni e aspettative, in una vita fondata sul rispetto, la stima, la fiducia e l’Amore.

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