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Feromoni e loro utilizzo.


L'uso dei feromoni di sintesi rende necessaria una maggiore informazione sui meccanismi attraverso cui agiscono queste sostanze e sul loro possibile impiego. Al di là del loro utilizzo in terapia comportamentale, i feromoni si rivelano anche un valido aiuto al momento dell’adozione di un cucciolo, facilitandone l’inserimento nel nuovo ambiente. Grazie ai feromoni, infatti, il trasfert di attaccamento materno potrà avvenire in maniera meno traumatica per il piccolo e l’adattamento sarà più facile, come più semplice risulterà essere il successivo distacco. Appare dunque necessario cercare di approfondire la conoscenza di queste sostanze in modo da valutarne il loro utilizzo ed eventualmente impiegarle al meglio.

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La comunicazione chimica è il mezzo più antico di comunicazione tra gli esseri viventi; grazie a questa un individuo può inviare o ricevere messaggi estremamente precisi, utilizzando mezzi come l’aria, l’acqua o il terreno per diffondere sostanze di varia natura chimica con il vantaggio di comunicare anche a distanza e di non essere limitato da barriere di alcun tipo. Queste sostanze hanno la capacità di stimolare recettori specifici e dunque di dare informazioni molto dettagliate, capaci di provocare modificazioni fisiologiche e comportamentali.
È dunque un tipo di comunicazione fortemente adattativo in quanto è quello che maggiormente garantisce la sopravvivenza dell’individuo.

La comunicazione chimica nell’ambito della stessa specie si esplica principalmente mediante i feromoni. Questi ultimi sono sostanze di natura chimica molto varia che ne condiziona la solubilità e la volatilità.

Nel cane i feromoni vengono prodotti in diverse regioni del corpo, ma ci sono zone che più intensamente vengono esplorate durante le interazioni e che sono in grado di fornire messaggi di vario tipo. Tra queste troviamo i seni paranali (o ghiandole anali) le cui produzioni vengono indicate come “secrezioni odorose di origine anale” perché comprendono anche le secrezioni delle ghiandole sebacee cutanee dell’ano. Questa denominazione un po’ generica si è resa necessaria per giustificare la produzione di sostanze chimiche diverse fra loro (feromoni di allarme, feromoni di identificazione, feromoni sessuali) emesse a seconda della situazione in cui si viene a trovare l’animale. Altra zona importante sembra essere localizzata nelle ghiandole sopracaudali e sottocaudali e, anche se quest’ultime non risultano particolarmente sviluppate nei carnivori domestici, durante le interazioni vengono lungamente esplorate e dunque si ritiene che siano funzionanti.

Le sopracaudali sono invece ben sviluppate (come si sa si infiammano facilmente) e la loro attività è legata alla secrezione di steroidi sessuali tant’è che, con la castrazione, diminuiscono di volume. Molto importanti, le ghiandole del collo e le ghiandole periorali, che comprendono strutture secernenti disposte su mento, labbra, muso e guance producono feromoni di tipo territoriale e di appagamento e vengono depositate su congeneri (allomarcatura) o su porzioni di territorio. Non vanno dimenticate le ghiandole podali, presenti nei cuscinetti plantari e nella cute della regione interdigitale la cui secrezione comprende feromoni di allarme e feromoni territoriali. Nella femmina in allattamento, a livello delle ghiandole sebacee della linea intermammaria vengono inoltre prodotti i feromoni di appagamento che sono necessari per determinare l’attaccamento dei piccoli alla madre. Ancora allo studio, è la produzione di feromoni di appagamento a livello della porzione interna del padiglione auricolare degli individui di alto rango; si nota infatti un leccamento di questa zona da parte di subalterni nei confronti di quelli con status superiore. Nella postura di dominanza il padiglione viene tenuto eretto in modo da evidenziare la zona e diffondere meglio le sostanze odorose.

I feromoni contenuti nei prodotti come DAP (Dog Appeasing Pheromone), già disponibile in Italia, sono degli analoghi strutturali dei feromoni di appagamento. Nel DAP è invece contenuto un analogo del feromone appagante denominato apaisina, secreto a livello della linea intermammaria dalla femmina in allattamento. L’apaisina è prodotta dalle ghiandole sebacee e, in seguito all’esterificazione ad opera dei batteri saprofiti cutanei, aumenta la propria volatilità. Grazie a questo feromone il cucciolo subisce il processo di attaccamento alla madre che è fondamentale affinché il suo sviluppo comportamentale avvenga correttamente. Durante le sue prime esplorazioni dell’ambiente, il cucciolo è inondato da stimoli che scatenano reazioni emozionali; la sua prima reazione è quella di ricercare il contatto con la madre e la presenza dell’apaisina ha la capacità di stabilizzare il suo stato emozionale.
La conseguenza è che il comportamento di ritorno dalla madre nelle situazioni di pericolo viene rinforzato positivamente e si evidenzia il tipico comportamento esplorativo a stella. Al momento del distacco la madre cessa la produzione di apaisina; il giovane cane è sottoposto ad uno stato di stress che lo porta a ricercare l’appagamento attraverso il contatto con altri cani. È in questa fase, infatti, che c’è l’attaccamento al gruppo sociale e gli studi sulle interazioni sociali e gerarchiche tendono a dimostrare che la presenza dell’apaisina prodotta dal dominante favorisce l’attaccamento al gruppo sociale alla fine dell’attaccamento materno.
Dunque, quando un cucciolo viene adottato all’età di due mesi, è ancora presto per effettuare un distacco ed è necessario attuare un transfert dell’attaccamento materno; l’essere umano dovrà assumere il ruolo della madre e la presenza dell’apaisina contenuta nel DAP può facilitare questo compito.
Potrà dunque essere utile quindi installare il diffusore in casa già qualche giorno prima dell’arrivo del cucciolo; il piccolo si sentirà rassicurato e l’attaccamento si instaurerà più facilmente.
Questo permetterà al cucciolo di adattarsi meglio al nuovo ambiente percepito come luogo tranquillizzante.
Potremmo chiederci se sia opportuno mantenere il DAP per tutta la durata dello sviluppo comportamentale cercando di imitare quello che avviene in natura. Teoricamente, come detto prima, l’apaisina è sempre presente nella vita di un cane, variando soltanto l’individuo che la produce. L’essere umano deve impersonare sia la figura materna che, al momento del distacco, il capobranco e dunque, se il feromone è lo stesso, dovranno cambiare gli atteggiamenti del proprietario in modo da dare al cucciolo le giuste informazioni sulla mutata situazione sociale. Tuttavia bisogna ricordare che i feromoni sono solo un valido aiuto ad un adeguato atteggiamento del proprietario. L’uso del DAP nel cucciolo può anche aiutare nel caso siano presenti disturbi dell’omeostasi sensoriale (sindrome iperattività, ipersensibilità, sindrome da privazione) agendo principalmente sul problema dell’iperattaccamento secondario e diminuendo lo stato ansioso. È ovvio, anche in questo caso, che solo una terapia di comportamento adeguata potrà risolvere il problema e che il feromone crea solo delle condizioni facilitanti.
Gli studi attualmente in corso sembrano indicare che l’uomo è in grado di percepire i feromoni e naturalmente anche di emetterli. Anche nell’essere umano è presente un feromone di appagamento, denominato osmone, e anch’esso produce feromoni sessuali e d’allarme. Quanto sia sviluppata nell’uomo la capacità di percepirli è ancora allo studio, ma sembra invece più evidente la capacità, da parte dell’animale, di percepire i feromoni umani, soprattutto i feromoni di allarme in caso di paura e i feromoni di identificazione e sessuali.

Possiamo dunque affermare che i feromoni di sintesi possono essere  un valido aiuto purché vengano consigliati da un veterinario, da un comportamentalista o da un istruttore cinofilo di provata esperienza che può adeguatamente spiegarne al proprietario le indicazioni ed il corretto utilizzo. Se l’uso dei feromoni è improprio si potrà avere non solo una mancata azione che diffonderà la credenza che non “funzionino”, ma anche in certi casi un danno all’animale che continuerà comunque ad essere afflitto dal suo disturbo.


tratto da un articolo della dott.ssa MONICA ANTONI Medico Veterinario, Libero Professionista, Forte dei Marmi (Lucca) Università di Pisa (Supporto Didattico in Etologia Applicata del cane e del gatto e Consultorio Disturbi Comportamentali Animali d’Affezione, Dipartimento di Clinica Veterinaria) dal link http://www.ballalupi.it



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